I cambiamenti climatici, sono da almeno un decennio, oramai visibili a occhi nudo sulle Alpi.
Dove prima comparivano enormi masse di ghiaccio, adesso restano solo più rocce levigate ed erose dal tempo.
I ghiacciai alpini, hanno perso dal 30 al 40% della loro superficie e circa la metà del loro volume, dal 1850.
Ma si constata una perdita supplementare dal 10 al 20% del volume restante, dopo l’anno 1980,
quindi è evidente una preoccupante accelerazione.
Un’evoluzione caratterizzata da diversi fattori.
L’aumento delle temperature, in particolare nei periodi estivi, porta sempre più spesso il termometro a segnalare
uno zero termico oltre i 3.500 m di altitudine.
Questo fenomeno è devastante e soprattutto crea dei danni irreversibili.
Le masse di ghiaccio che si assottigliano nel loro spessore e diminuiscono nella loro estensione, non riescono
a “recuperare” nei periodi invernali.
Constatiamo quindi un deficit costante di perdita fondamentale di strati enormi di massa glaciale.
Alcuni studi, stimano che il 50% dei piccoli ghiacciai in Svizzera, sono destinati a scomparire nei prossimi 25 anni.
Tutto questo innesca un’amplificazione del riscaldamento in montagna, dovuto a una riduzione delle zone coperte
da ghiaccio o neve (che riflettono i raggi del sole), rimpiazzate da zone rocciose che al contrario accumulano calore.
Si sta osservando, che con il progressivo ritiro dei ghiacciai, inizia a comparire la vegetazione.