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Rifugio Elisabetta 2.195 m. – La Casermetta 2.365 m.
– Col de La Seigne 2.512 m.

(Italia – Alta Val Veny)
attraversiamo paesaggi di una bellezza unica; un percorso di trekking che si sviluppa nell’Alta Val Veny,
accompagnandoci sul confine di Stato e quindi sulla porta di accesso in Francia

col de la seigne val veny


Località di partenza:
 Freney 1.589 m. (Val Veny)
la località di partenza in realtà è La Visaille 1.659 m. ma ho trovato la strada chiusa al traffico veicolare per ordinanza
del Comune e quindi mi sono dovuto fermare alla frazione prima
(circa 20 minuti in più di cammino a passo spedito per arrivare a La Visaille)
Punto di arrivo: Col de La Seigne 2.512 m. (Val Veny – Monte Bianco)
1° punto intermedio: Lago Combal 1.957 m.
2° punto intermedio: Rifugio Elisabetta Soldini Montanaro 2.195 m.
3° punto intermedio: La Casermetta 2.365 m.
Quota di partenza: 1.589 m.
Quota di arrivo: 2.512 m.
Dislivello: 923 m.
Posizione: Alta Val Veny, sul confine di Stato tra Italia e Francia
Difficoltà: E [scala delle difficoltà]
Ore: 3h 30 minuti per la salita dalla frazione di Freney, fino all’arrivo al Col de La Seigne
Circa 3h 10 minuti per la discesa che avviene lungo il medesimo percorso di salita
Periodo: da inizio giugno (previa attenta verifica delle condizioni di innevamento), a metà ottobre
Attrezzatura richiesta: classica da trekking 
Segnavia: TMB
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli

Il percorso di trekking che andrò a fare oggi, attraversa una parte dell’Alta Val Veny e mi porterà sul confine di Stato
tra Italia e Francia.

Un lungo giro in un ambiente grandioso, passando per tre punti intermedi: prima il Lago Combal, poi il Rifugio Elisabetta
e poco prima di arrivare al Col de La Seigne, troveremo La Casermetta.

Davanti a noi, in posizione ben frontale le Piramydes Calcaires, e man mano che avanzeremo nel percorso, le
ritroveremo al nostro fianco, per poi vederle da dietro una volta arrivati a destinazione.

Adesso vi racconto i dettagli di questa grandiosa escursione.
La Val Veny è una vallata tra le più belle di tutta la regione, ma accessibile solo per pochi mesi all’anno.
Infatti nel periodo compreso dal mese di novembre al mese di maggio, è impossibile arrivare in questi posti.
La strada che da Courmayeur bisogna percorrere in auto fino a La Visaille è chiusa e impraticabile, sommersa di neve,
oltre che pericolosa per il concreto rischio di slavine.

Parliamo quindi di una vallata chiusa e irraggiungibile per circa 6 mesi all’anno e anche questo ha il suo fascino,
perché nessuno può sapere e vedere cosa succede in questi posti nel lungo inverno.

Possiamo solo immaginare…
E’ una mattina presto di una splendida giornata di fine luglio, meteo da favola.
Tramite la strada statale SS26 raggiungo Courmayeur che oltrepasso andando in direzione del Monte Bianco.
Prima di arrivare ai due tunnel para valanghe, troviamo sulla sinistra lo svincolo per la Val Veny che andremo
a prendere.

Impossibile sbagliare, la strada che sale in Val Veny è solo una e bisogna percorrerla fino al fondo arrivando a
La Visaille, dove oltre non si può andare.

Parliamo di una strada asfaltata, ben tenuta con diversi tornanti che attraversa campeggi e pinete.
Nel mio caso, ho dovuto fermarmi e parcheggiare alla frazione Freney, (la frazione prima di La Visaille).
Un’ordinanza del comune non permette di proseguire oltre con la vettura per evitare intasamenti.
Nessun problema, a Freney troviamo degli ampi parcheggi.
Bisogna però mettere in conto una ventina di minuti in più di strada asfaltata da fare a piedi e in salita per arrivare a
La Visaille, che rappresenterebbe il vero punto di partenza della nostra escursione.

Mi metto in cammino attraversando un fitto bosco di larici, raggiungo La Visaille e proseguo in totale per circa 45 minuti
su strada asfaltata.

Percorso che seguo fino ad arrivare nei pressi di un ponticello in cemento che attraverso svoltando a sinistra e
seguendo le indicazioni per il Rifugio Elisabetta.

Davanti a noi le spettacolari Piramydes Calcaires.
Inizia qui un tratto di strada poderale rettilinea che lambisce in parte il Lago Combal, uno specchio d’acqua limpidissimo
nel quale si specchiano le vette circostanti e che si allarga tra zolle erbose verdissime.

Uno sguardo all’indietro ci delizia con una parte magnifica della catena del Monte Bianco, dove svettano tra tutte le
Aiguille Noire de Peuterey 3.773 m. e la lunga morena del ghiacciaio e lago del Miage.

Proseguiamo sulla poderale intravvedendo all’orizzonte, decisamente più in alto il Rifugio Elisabetta, mentre alla
nostra destra avremo il ghiacciaio dell’Estellette e il Ghiacciaio della Lex Blanche.

Dopo aver percorso per circa 20 minuti la strada poderale, troviamo un sentiero dove volendo è possibile
“tagliare la poderale” risalendolo e portandoci nei pressi del Rifugio Elisabetta.

Il Rifugio Elisabetta (che sono andato a vedere facendo una deviazione di 5 minuti rispetto al sentiero che prosegue
verso il Colle della Seigne), è una bellissima struttura recentemente ristrutturata dopo esser stato in parte danneggiato
da una valanga nell’anno 2019.

Parliamo di un rifugio ubicato in uno degli angoli più spettacolari e selvaggi del Monte Bianco, lungo l’Alta Via n° 2,
con circa 70 posti letto disponibili.

Molto bella la terrazza esterna, veramente spettacolare con diversi tavoli e panche per poter godere a pieno
del panorama.

All’interno troviamo due grandi sale, entrambe perlinate in legno, con ampie vetrate che consentono una vista da
incanto sul Monte Bianco e sulla parte “bassa” della Val Veny.

L’arredo è formato principalmente da eleganti tavoli e panche in legno, dove gustare un’ottima cucina con
vista indimenticabile.

Dal parcheggio del Freney al Rifugio Elisabetta, dobbiamo considerare una tempistica di circa 2 ore di cammino.

Nei pressi del rifugio, troviamo la lapide in ricordo dell’equipaggio di un Boeing da guerra B17 americano.
Nella notte del 1° novembre del 1946 con condizioni meteo avverse, decollato da Londra e diretto verso la Corsica,
il Boeing B17 non ha mai raggiunto la destinazione, schiantandosi contro la vetta dell’Aiguille des Glaciers, l’ultima
cima prima delle valli francesi e quindi di un corridoio aereo più basso e semplice da seguire.

Sembra che l’equipaggio, confuso dalla tormenta e in assenza di punti di riferimento, abbia perso la rotta andando a
sbattere contro la vetta della montagna e frantumandosi in mille pezzi.

Fuori rotta, senza testimoni diretti e senza contatti radio, l’equipaggio venne dato per disperso per un lungo periodo.
Solo queste montagne (se potessero parlare), potrebbero raccontare con precisione cos’è avvenuto quella notte.
Noi possiamo solo fare delle ipotesi.

Dopo una breve sosta, proseguo seguendo il sentiero con segnavia “TMB” (Tour del Mont Blanc), e mi incammino
lungo una poderale che si addentra in un vallone molto ampio che dopo circa 10 minuti inizia a risalire.
Alla nostra destra abbiamo le pareti delle Piramydes Calcaires, mentre alla nostra sinistra troviamo il percorso di salita
che si inoltra verso il Col des Chavannes, noi proseguiamo tenendoci nel centro della vallata.

L’ampio sentiero che stiamo percorrendo è molto ben segnalato, chiaro, e di facile accesso.

Dopo aver percorso per circa mezz’ora la poderale, giungiamo nei pressi di un ponticello in legno e pietra che
superiamo e iniziamo a risalire ulteriormente il sentiero che ci porta in direzione della Casermetta, da questo punto
già ben visibile.

La Casermetta è stata in passato una struttura militare a testimonianza della difficile convivenza tra le nazioni,
in particolare durante la seconda guerra mondiale.

Ristrutturata dopo l’anno 2000 grazie a un contributo e finanziamento europeo, oggi dispone di un sistema di
approvvigionamento energetico basato solo su fonti rinnovabili, con pannelli solari fotovoltaici e una micro centrale
idroelettrica.

In poco più di 10 minuti dopo aver oltrepassato il ponte ci troviamo sulla terrazza della Casermetta.

Beh, inutile dire che la vista sul “fondo valle” con i vari percorsi di salita che abbiamo affrontato, sulla catena del
Monte Bianco e successivamente sulle Piramydes Calcaires alla nostra sinistra e sul Col des Chavannes alla nostra
destra è da cartolina.

All’interno della Casermetta troviamo un piccolo museo, dove vengono illustrate molte informazioni interessanti
riferite all’ambiente di alta montagna.

Pyramides Calcaires
Pyramides Calcaires

Dopo una sosta presso La Casermetta, riprendo il sentiero di salita per raggiungere la meta, alla quale arrivo in
circa 20 minuti di cammino.

Un ometto piuttosto grande, accanto a una tavola rotonda in ferro battuto con sopra riportati i nomi e le indicazioni di
diverse montagne, siglano l’arrivo al Col de La Seigne, certificato dall’immancabile cartello di vetta: 2.512 m.

Sono sul confine di Stato tra Italia e Francia.
Da quassù la vista è completamente aperta sia sul versante italiano, che sul versante francese con decine di vette e
di creste che da entrambi i lati si disperdono nell’orizzonte.
Mi siedo a contemplare un’apertura sui 360° di montagne straordinarie, e ovunque guardo, resto estasiato.

Da questi luoghi, mi viene facile ragionare e riflettere sul valore della vita, sull’importanza del saper amare quello che
ci circonda, accarezzandolo con lo sguardo e auspicando di poter salire in questi posti ancora per molti anni.

Queste sono escursioni che meritano le oltre 3h 1/2 di camminata e sarete ampiamente appagati, così come in ogni
occasione, la montagna ha la capacità di saper regalare.

Dopo una sosta al Colle della Seigne di circa 2 ore, a malincuore riprendo il percorso di discesa che avviene lungo
lo stesso percorso fatto in precedenza.

Nella discesa che prima mi porta nuovamente nei pressi della Casermetta, per poi superare il ponticello e arrivare dopo
40 minuti al Rifugio Elisabetta, sento parlare un pò in tutte le lingue i tanti escursionisti che incontro.

Chi a piedi, chi in MTB, chi in un senso e chi nel senso opposto, questa direttrice è una via di accesso alla Valle d’Aosta e
all’Italia da parte di uomini e donne di tutte le nazionalità.

Una gran bella esperienza.
Arrivato nei pressi del Rifugio Elisabetta, mi fermo ancora una volta per ammirare il luogo, con ghiacciai di una bellezza
indescrivibile anche se purtroppo in forte ritiro.

Le scarse precipitazioni nevose, unite al gran caldo, stanno rapidamente portando via patrimoni idrici importantissimi.
Una riflessione è d’obbligo.

Dal Rifugio Elisabetta, si scende la poderale che ci porterà su un lungo rettilineo nei pressi del Lago Combal.
Girandoci indietro con nostalgia, rivediamo oramai lontane le Piramydes Calcaires che oggi abbiamo avuto al nostro
fianco e poi superato per riprenderle da dietro e rivederle da davanti.

Che giro, che magia, che posti.
La giornata si conclude con la vista del Lago Combal, immerso tra prati verdissimi, a ridosso di importanti vette che
possiamo tranquillamente considerare tra le più belle al mondo.

Relazione e fotografie di: Michele Giordano


Note:
il lungo percorso che partendo dal Freney porta fino al Col de La Seigne, avviene in un ambiente di alta
montagna, con paesaggi da incanto.

Luoghi visitabili solo per pochi mesi all’anno e completamente inaccessibili per tutto il periodo invernale e buona parte
di quello primaverile.

Nella salita, i vari punti intermedi rappresentati dal Lago Combal, dal Rifugio Elisabetta e successivamente dalla
Casermetta, aggiungono un valore grandioso a un posto già spettacolare di suo.