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Croce della Reit 2.132 m. (Italia – Valtellina)
in posizione estremamente panoramica dalla quale ammirare Bormio e la Valdisotto, la Valfurva e la Valle di Fraele

croce della reit corpo alto


Località di partenza:
Bormio
Quota di partenza:
1.225 m.
Quota di arrivo:
2.132 m.
Dislivello:
907 m.
Posizione:
su un bel pianoro erboso immediatamente sotto le rocce della Reit, in posizione estremamente
panoramica dalla quale ammirare Bormio e la Valdisotto, la Valfurva e la Valle di Fraele
Difficoltà:
E [scala dei livelli delle difficoltà]
Ore:
4h 20’ a/r
Periodo:
dalla primavera all’autunno inoltrato

Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Discesa: per la via di salita
Possibile anche la discesa verso Uzza o verso la strada del Passo dello Stelvio (in località Pravasivo,
all’inizio della Pedemontana della Reit)
In questi casi prevedere il rientro a Bormio lungo le statali

Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli

Da tre giorni sono bloccato in hotel a Cepina, un paesino a cinque chilometri da Bormio.
Tre giorni di pioggia ininterrotta e nubi basse.
Anche oggi danno precipitazioni ma solo nel pomeriggio.
Voglio fare almeno una sgambata di mezza giornata ma non so dove.
Guardo fuori il panorama e alle spalle di Bormio scopro sotto una bastionata rocciosa un bel panettone erboso e boscoso.
Chissà se si può salire e scendere in mattinata?
Cartina alla mano trovo la risposta alla mia domanda.
Al culmine di quei boschi si trova la croce metallica della Reit.
La catena rocciosa soprastante che chiude da un lato proprio Bormio è la catena della Reit.
Siccome arrivare in cima a queste rocce richiede competenze alpinistiche decido di avventurarmi fino alla croce.
Proprio l’escursione ideale da fare in mezza giornata.
Partito un po’ prevenuto sull’interesse del luogo e dell’escursione, (in fondo tutto intorno vi sono cime più alte e
percorsi ben più blasonati), mi sono dovuto ricredere appena giunto alla sommità.
Anzi, a dire il vero appena entrato nel bosco.
Ma andiamo con ordine.
La partenza di questo itinerario è generalmente fissata a Pravasivo, piccola località lungo la statale che
porta al Passo dello Stelvio.
Lasciata l’auto nel posteggio, ci si incammina sulla comoda pedemontana della Reit che “taglia” a metà
la montagna fino all’incrocio col sentiero sulla sinistra che porta in cima.
Questo è l’itinerario più comodo da seguire.
Io ne ho percorso un altro un po’ più bello e selvaggio, ovviamente dopo aver studiato la cartina, operazione
sempre fondamentale prima di avventurarsi in qualsiasi posto.
Percorro con l’auto la strada fino a Bormio ed entro in paese, prendendo la prima deviazione per la strada
che porta a Santa Caterina Valfurva.
Posteggio nei pressi dell’hotel Daniela e a piedi torno verso Bormio fino al primo ponte (Ponte di Combo)
dove giro a destra per il centro paese.
Imbocco via Guardia Nazionale dove mi attende uno strappo in salita su pavè e sanpietrini che mi rompe il fiato e
mi scalda le gambe, continuando poi per via Alberti.
Qui giro a destra per via Castello.
Dopo una bella rampa su asfalto tra villette, arrivo all’incrocio con via Ripa Belvedere e qui sulla destra
trovo le indicazioni nei pressi di una cappella (loc. Santelon).
Percorro ora su sterrato un tratto di via Ca’ Bianca per abbandonarla subito ed entrare nel bosco.

La strada qui è comoda e con una pendenza non troppo sostenuta.
Mi bastano pochi passi per avere una visuale molto bella su Bormio e sulle cime imbiancate all’orizzonte.
Caspita, non ho fatto che pochi passi e sono già a contemplare una visuale su Bormio insolita e aerea, bello!
Il sentiero se possibile si immerge ancora di più nel bel bosco di larici. iniziando a farmi assaporare i profumi
della montagna e l’isolamento.
Ad un tornante vedo l’indicazione per la Pedemontana della Reit, una bella pedonale che taglia da
parte a parte questa montagna.
Ci dovrò passare per arrivare all’imbocco del sentiero che si stacca da questa e porta alla vetta.
Tenendo la direzione e stando sul sentiero, arrivo ad una baita di legno dove il sentiero quasi sparisce ed è
cosparso di piante e tronchi messi per traverso.
Dove andare?
Da qui non si avanza.
Noto sulla sinistra un’esile traccia che sale dritta nel bosco.
La seguo, e dopo vari zig-zag esco sulla Pedemontana.
Ottimo!
Questa è stata sicuramente una prima parte di salita più selvaggia e avventurosa, rispetto a quella che
avrei percorso da Pravasivo.
Giunto a questo punto però, preso dall’entusiasmo, erroneamente non riguardo la cartina e svolto a destra,
trovandomi in una bellissima radura dove vi è un’area picnic a 1.520 metri.
Posto incantevole e idilliaco ma direzione sbagliata.
Torno indietro all’incrocio e prendo a sinistra in leggera discesa.
Dopo circa due chilometri attaccato ad un tronco enorme, ecco le indicazioni e il sentiero che si stacca da
questa pedonale e porta alla croce.

La salita vera e propria si può dire che inizia ora.
Il sentierino sale sempre abbastanza ripido ma costante nel bellissimo bosco di larici.
E’ caratterizzato da una serie infinita di tornanti e, ad ognuno di essi, si trova il numero indicante proprio quanti
tornanti mancano fino alla meta.
Meglio non farci caso!
Non appena il bosco si dirada un po’, osservo le rocce della Reit di fronte a me, mentre il panorama verso
valle si fa ancora attendere (troppi alberi).
Ad un bivio lascio sulla destra la deviazione per Paluetta e Uzza e continuo a tornanti sulla sinistra.
Mi fermo ad ogni passo ad osservare il sottobosco che dopo le ricche piogge di questi giorni, è cosparso
di funghi dalle forme più bizzarre.
Anche se li conoscessi non li coglierei affatto.
Preferisco fotografarli e lasciarli nel loro ambiente.
Un ultimo cartello in legno, nei pressi del quale un sentierino si stacca sulla sinistra, precede il mio arrivo
alla Croce della Reit che domina la conca di Bormio.
La vegetazione qui lascia scorgere un panorama incredibile.
Iniziando da destra c’è la Valdidentro dove subito rimango colpito dalla Valle di Fraele coi laghi di Cancano e
San Giacomo e dal Monte delle Scale, inconfondibile con la sua grande croce bianca posta sulla cima.
Con lo zoom della fotocamera vedo anche che c’è gente sul pianoro sommitale!
Più lontano è chiaramente visibile l’imbocco del Passo del Foscagno e della Val Viola.
In Valdisotto, immediatamente sotto la croce, tutta la piana di Bormio dove sui monti circostanti c’è una
spruzzata di neve sulla cima.
Tra questi spicca il Monte Vallecetta, nei pressi del quale si trova anche la stazione a monte degli impianti
di Bormio 3000.
Facendo scorrere lo sguardo a sud di Bormio, noto l’enorme ferita del monte Zandila causata dalla frana che
alle ore 7.18 del 28 luglio 1987 travolse i paesi di Sant’Antonio Morignone e Aquilone.
Mentre il primo venne evacuato, il secondo non lo fu perché ritenuto fuori pericolo.
La frana, o meglio lo spostamento d’aria causato dalla stessa, uccise 35 persone di questa frazione e 7 operai
intenti a ripristinare la statale della Valdisotto dopo le forti piogge dei giorni precedenti.
Questo evento ha modificato la morfologia della valle e la viabilità.
Sulla sinistra si dispiega la Valfurva, e immediatamente a sinistra da questa, la Valle di Uzza.
Alle mie spalle invece non c’è panorama ma solo l’imponente bastionata della Reit.

Mentre ammiro il panorama e scatto foto a raffica, vengo richiamato da alcune voci sopra di me.
No, non ho le allucinazioni.
Alzo la testa e proprio dal massiccio della Reit vedo sbucare due ragazzi col parapendio.
Li seguo nel loro volo libero fino a vederli atterrare in Valdisotto.
Già è una grandissima emozione essere quassù, ma chissà quali altre sensazioni si provano a
liberarsi nell’aria!
Perso tra le bellezze del luogo, non mi accorgo dell’orario e del cielo che si fa minaccioso.
E’ ora di scendere.
Prima però imbocco il sentierino che dai pressi della croce si stacca, e porta verso le rocce della Reit
attraverso una macchia di pini mughi.
Supero una fascia di prati dove trovo anche un apparecchio per riflettere i segnali radiotelevisivi, per poi incontrare
un’altra macchia di mughi.
Il sentiero qui porta verso il cumulo di detriti che scende dalla Reit e al difficile canalone che sale al Passo Pedranzini,
dove è richiesta esperienza di arrampicata.
Mi fermo qui, fuori dalla bassa vegetazione e ai piedi di queste cime che mi guardano dall’alto, rispetto alle quali
mi sento piccolo come una formica.
E’ valsa comunque la pena fare questo pezzettino in più, (si tratta di 15 minuti), per ammirare un panorama
ancora più maestoso e più dall’alto.
E’ proprio ora di andare, le nuvole non promettono bene.
Ripercorro a ritroso tutta la via di salita senza difficoltà e dopo circa due ore torno alla macchina, molto soddisfatto e
sorpreso da questa escursione che consiglio veramente a tutti.
Neanche un minuto e inizia a piovere, appena in tempo!

Relazione e fotografie di: Daniele Repossi


Note:
salita facile e piuttosto breve che da Bormio porta ad ammirare un panorama di prim’ordine sulle valli
e i monti circostanti.
Il percorso si svolge interamente nel bosco, a una quota piuttosto bassa, così da rendere l’ascesa ideale in primavera,
autunno o anche in mezza giornata di tempo incerto.