Guardando più in alto, quasi al confine con l’azzurro del cielo, notiamo una enorme traccia grigia di terra e pietre
posta sopra la massa glaciale restante.
Qui il problema è un altro, più importante e drammatico.
Lo zero termico che con sempre maggior frequenza arriva oltre i 4.000 m. di altitudine, sta facendo scomparire
il permafrost, ossia il “collante” che tiene insieme le rocce montane.
La fusione e scomparsa del permafrost, è passata dai 2.300 m. di vent’anni fa, ai 3.300 m. di oggi e con una
previsione di risalita ai 4.000 m. nel giro di breve tempo.
Gli effetti sono già evidenti, anche in questo caso, non servono calcoli scientifici.
Con sempre maggiore frequenza, assistiamo al crollo di intere pareti rocciose, che frastagliate dall’erosione dei
secoli, e non tenute più insieme dal ghiaccio, cadono miseramente.
Questo è avvenuto sopra il ghiacciaio Pre de Bar e sta avvenendo in tante altre parti delle Alpi.
Credo sia inutile fare ulteriori considerazioni, salvo una domanda.
Ai nostri bambini, alle generazioni future, vogliamo lasciare una desolazione simile, per la squallida pigrizia
di non essere riusciti a cambiare il nostro stile di vita?
L’acqua, arriva dalle montagne, dall’eterno ciclo di gelo e disgelo, di precipitazioni e di sole.
Sono fragili equilibri, oggi parecchio compromessi che se non “aggiustiamo” porteranno solo catastrofi e miseria.
Relazione, video e fotografie di: Michele Giordano e Daniele Repossi