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La Casermetta 2.365 m. (Italia – Val Veny – Col de La Seigne)
una cooperazione transfrontaliera esemplare per lo sviluppo armonico dell’Europa delle regioni

la casermetta col de la seigne


Località di partenza:
 Freney 1.589 m. (Val Veny)

la località di partenza in realtà è La Visaille 1.659 m. ma ho trovato la strada chiusa al traffico veicolare per ordinanza
del Comune e quindi mi sono dovuto fermare alla frazione prima
(circa 20 minuti in più di cammino a passo spedito per arrivare a La Visaille)
Punto di arrivo: La Casermetta 2.365 m. (Val Veny – Monte Bianco)
1° punto intermedio: Lago Combal 1.957 m.
2° punto intermedio: Rifugio Elisabetta Soldini Montanaro 2.195 m.
Quota di partenza: 1.589 m.
Quota di arrivo: 2.365 m.
Dislivello: 776 m.
Posizione: Alta Val Veny, sul confine di Stato tra Italia e Francia

Difficoltà: E [scala delle difficoltà]
Ore: 3h 10 minuti per la salita dalla frazione di Freney, fino all’arrivo alla Casermetta
Circa 2h 50 minuti per la discesa che avviene lungo il medesimo percorso di salita
Periodo: da inizio giugno (previa attenta verifica delle condizioni di innevamento), a metà ottobre
Attrezzatura richiesta: classica da trekking 
Segnavia: TMB
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli

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Ora il Col de La Seigne e la Casermetta così come la possiamo vedere oggi, rinata dopo anni di abbandono,
sono tornati a rappresentare un vero spazio di incontro per tutti coloro che, con lo stesso spirito dei primi viaggiatori,
scoprono questo meraviglioso angolo delle Alpi.

La storia della Casermetta
La Casermetta al Col de La Seigne testimonia un periodo di difficile convivenza tra le nazioni al di qua e al di là delle Alpi,
rappresentando infatti un avamposto lungo la frontiera tra Italia e Francia costantemente sorvegliato da un presidio militare.

Negli anni Trenta, con il salire della tensione internazionale, nel settore del Monte Bianco si svolsero spettacolari esercitazioni
con manovre di reparti militari in alta quota.

Il momento più buio vissuto in questi luoghi è legato al secondo conflitto mondiale, durante il quale il Col de La Seigne fu
teatro di uno degli attacchi sferrato dall’esercito italiano alle spalle di una Francia oramai battuta dalla Germania nazista.

Ancora oggi sono riconoscibili ovuque in quest’area i resti delle fortificazioni e delle postazioni di tiro.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, la storia della Casermetta prese finalmente una strada diversa.
Nell’invero del 1945, un gruppo di aspiranti allievi maestri di sci si riunì, sotto la direzione di Francis Salluard, per ridare
vita alla Scuola di Sci Monte Bianco.

Le difficoltà erano considerevoli, le risorse economiche scarseggiavano e le attrezzature sciistiche difettavano, così gli
aspiranti allievi si appropriarono degli sci bianchi di frassino abbandonati dall’esercito tedesco al Col de La Seigne durante
la precipitosa ritirata che seguì il 25 aprile.

Il progetto di ristrutturazione della Casermetta
La ristrutturazione della Casermetta al Col de La Seigne, di proprietà della Regione Autonoma Valle d’Aosta, si inserisce
nel quadro di azioni concrete intraprese dall’Espace Mont Blanc, finalizzate a favorire la conoscenza del patrimonio naturale,
a sensibilizzare il pubblico sul rispetto dell’ambiente, a valorizzare il percorso “TMB” del Tour du Mont Blanc.

All’inizio del 2000, la Casermetta versava in cattive condizioni strutturali.
Grazie a un finanziamento europeo nel quadro del Programma Interreg IIIA Alcotra Italia – Francia, sono stati realizzati
i lavori di ristrutturazione che hanno permesso di trasformare la precedente struttura militare nel centro di accoglienza che
potete vedere oggi.

La Casermetta, che esercita anche la funzione di stazione operativa al servizio del Corpo Forestale della Valle d’Aosta,
dispone di un sistema di approvvigionamento energetico basato completamente sulle fonti rinnovabili: pannelli solari,
fotovoltaici, micro centrale idroelettrica.

Il Col de La Seigne nel corso dei secoli
Le vicende della Casermetta si inseriscono nella lunga storia del Col de La Seigne che fin da tempi antichi, rappresenta una
vera e propria porta di ingresso in Valle d’Aosta, luoghi di passaggio di uomini e merci provenienti o diretti in Francia.

Il toponimo ha un’origine antica quanto incerta.
I termini medioevali Mons Senae, Collium de Senia, Alpis Seniae richiamano a Colle del Segnale, mentre il termine celtico
“sange” significa terreno paludoso, presente più a valle, nella zona del Lago Combal.

Il Col de La Seigne, passaggio già noto ai Romani, continuò ad essere usato in epoca medioevale – quando assunse
definitivamente il nome attuale – periodo durante il quale le favorevoli condizioni climatiche consentivano l’utilizzo di
passaggi alpini in alta quota per molti mesi all’anno.

Bisogna però aspettare il 1863 perchè il Tour du Mont Blanc, e soprattutto il Col de La Seigne, assuma un ruolo di spicco
nei racconti dei viaggiatori e alpinisti inglesi.

John Ball, presidente dell’Alpine Club, cita espressamente il Col de La Seigne annoverandolo tra i più bei punti panoramici
di tutto il percorso, in grado di “rendere sempre questa parte della via estremamente interessante per i veri amanti
della natura”.

L’Espace Mont-Blanc
L’Espace Mont Blanc è l’iniziativa di cooperazione che riunisce Italia, Francia e Svizzera per la protezione e la
valorizzazione del territorio del Monte Bianco, a cavallo tra Valle d’Aosta, Savoia, Alta Savoia e Vallese.

In un territorio dove l’eccezionale patrimonio naturale e ambientale convive con attività economiche e turistiche di fama
internazionale, l’Espace Mont-Blanc ha raccolto la sfida di tentare di conciliare le irrinunciabili esigenze di protezione con
quelle altrettanto indispensabili di sviluppo socio-economico rispettoso dei valori e dell’identità della montagna.

Fotografie di: Michele Giordano


Note:
tre paesi, un’unica regione; un territorio di 2.800 kmq, 100.000 abitanti, trentacinque Comuni – quindici della
Savoia e dell’Alta Savoia, cinque della Valle d’Aosta, quindici del Vallese – che sotto l’egida della Conferenza transfrontaliera
Mont-Blanc si sono impegnati nella tutela e valorizzazione di una regione d’eccezione.
Vero gioiello, questo territorio ha bisogno di tutti noi, per intrapprendere la strada dello sviluppo sostenibile.