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La Piccozza
assieme ai ramponi la piccozza rappresenta una parte fondamentale dell’attrezzatura per chiunque svolga attività in
montagna, che siano l’arrampicata su ghiaccio, il cascatismo, l’alpinismo classico o il drytooling.

la picozza

Assieme ai ramponi la piccozza rappresenta una parte fondamentale dell’attrezzatura per chiunque svolga attività invernali in montagna, che siano l’arrampicata su ghiaccio, il cascatismo, l’alpinismo classico o il drytooling.
Anche in questo campo il mercato offre numerosi tipi tra i quali non sempre è facile scegliere e, come per altri settori, ogni modello è indicato per una disciplina specifica.
Un modello universale, insomma, non esiste.
I pionieri dell’alpinismo usavano piccozze molto lunghe, più come un bastone d’appoggio che come uno strumento di sicurezza, oggi le piccozze sono molto più corte.
L’altezza della picozza, dev’essere proporzionata all’altezza dell’alpinista che ne fa uso.
Serve come punto di appoggio “a monte”, su traversi ripidi e innevati, ma anche come strumento di sicurezza in caso di caduta.
Nel caso di traversi su pendii innevati, si tiene la
piccozza con la mano a monte e la becca in direzione posteriore.
Il puntale viene in parte conficcato nella neve per trovare un terzo punto di appoggio, (2 piedi e la piccozza) e serve a migliorare la stabilità e l’equilibrio sul pendio.
Nel secondo caso, la picozza può essere utilizzata se cadiamo per effettuare una immediata manovra di arresto.
Vediamo alcune caratteristiche in base a vari parametri.

Incurvatura del manico
Dritta: indicata per l’attraversamento di ghiacciai, l’alpinismo classico e in generale per uscite non eccessivamente impegnative.
Il manico dritto in questo caso fornisce un appoggio più sicuro e un migliore bilanciamento durante la salita.
Leggermente incurvata: indicata per lo scialpinismo, l’alpinismo tecnico e le salite su misto.
In questo caso le sue funzioni sono quelle di appoggio, arresto e trazionamento sul ghiaccio.
In molti modelli è possibile spostare il punto dell’impugnatura del manico a seconda se stiamo camminando o arrampicando su ghiaccio.
Molto incurvata: sono le piccozze più tecniche, indicate per il cascatismo o il drytooling.
La loro forma particolare le rendono eccezionali per trazionare sul ghiaccio.
Le teste sono modulabili e integrabili con pesi per una maggiore spinta in parete.
Incurvatura della becca
Come per il manico una curvatura della becca più pronunciata è sinonimo di più tecnicità.
Proprio per questo si riescono ad estrarre più facilmente dal ghiaccio, mentre i modelli più dritti oppongono maggior resistenza. Una curvatura media e dentellata è comunque indicata anche per l’alpinismo classico.

tipologie di piccozze

Lunghezza
Piccozza corta: è la più tecnica e compatta sul mercato, ideale per alpinismo e scialpinismo, con un minimo ingombro nel trasporto.
Spesso presenta la forma incurvata per discipline come l’arrampicata su ghiaccio, più tecnica.
Piccozza media: indicata per escursioni medio-impegnative su neve e ghiaccio o per avvicinarsi allo scialpinismo dove serve un punto di appoggio.
Può essere usata anche su cascate di ghiaccio non propriamente verticali in piolet traction.
La lunghezza è di circa 55-65 cm. 
Piccozza lunga: indicata per escursioni su neve e ghiaccio non troppo ripide o per attraversamenti di ghiacciai come punto di appoggio o come mezzo di arresto in caso di caduta.
La lunghezza è di 70-75 cm.
In definitiva possiamo dire che più il pendio diviene ripido e più la piccozza si deve accorciare.

Materiali
Sono tre i materiali principali di cui sono fatte le piccozze:
Acciaio: è il materiale che garantisce una maggiore longevità, di contro è anche quello più pesante anche se questa caratteristica torna a vantaggio quando si deve conficcare la piccozza nel ghiaccio duro.
Alluminio: materiale molto leggero, ideale per traversate.
Sconsigliato in attività che richiedono frequentemente di piantare la piccozza nel ghiaccio.
Carbonio: materiale eccellente, resistente e che offre una grandissima longevità al prodotto.
Molto caro, una piccozza di questo tipo viene usata dagli specialisti del drytooling.

piccozza progressione

Accessori
Punta: la punta è fondamentale nell’escursionismo e nelle traversate su ghiaccio ma non lo è nell’arrampicata, tanto da venire sovente esclusa.
Questo consente di risparmiare peso e di avere in mano un attrezzo più maneggevole e sicuro in base all’attività che stiamo svolgendo.

Paletta: utilissima per il trekking su neve e alpinismo invernale, la paletta consente di intagliare gradini nel ghiaccio o scavare punti di sosta nella neve.
Martello: la sua funzione è quella di piantare i chiodi nel ghiaccio e si usa in particolare nell’arrampicata su ghiaccio.
Solo lama: usate nel drytooling e nell’arrampicata su ghiaccio, sono presenti nei modelli più tecnici e la loro funzione è quella di inserirsi più agevolmente nel ghiaccio duro.
La dentatura nella parte superiore della becca ne facilita la progressione.

Dragonne: è fornita in quasi tutti i tipi di piccozza e permette di non perdere l’attrezzo mentre lo stiamo usando.
È una fettuccia, infatti, che possiamo utilizzare per legare la piccozza al polso o all’imbrago.

Conclusioni
Una piccozza da escursionismo su terreno innevato o d’inverno è necessaria sia come punto di appoggio su eventuali traversi,
sia come sicurezza in caso di caduta.
Nel primo caso si tiene la piccozza con la mano a monte e la becca in direzione posteriore, col puntale che viene conficcato
nel terreno per offrire un terzo punto di appoggio oltre ai due piedi.
Nel secondo caso la punta viene conficcata nel terreno per arrestare la caduta.
In ambito escursionistico la piccozza è di tipo classico con becca (dentellata), paletta e puntale dritto per una lunghezza totale
di 50 – 60 cm.
Non possiede inoltre la dragonne, un laccio speciale di sicurezza da attaccare in genere all’imbrago, ma una fettuccia con un laccio da polso che consente di passare l’attrezzo da una mano all’altra.
Una piccozza da alpinismo invernale possiede un manico leggermente ricurvo con una dentellatura della becca piuttosto pronunciata (la dragonne), e in genere viene usata su pendenze che non superano i 45°.
Oltre, vengono impiegate due piccozze, una per mano.
In questo caso l’ideale sarebbe utile avere una piccozza con la paletta, (per ripulire una zona dalla neve), e una col
martello (per piantare chiodi).
Le piccozze moderne puntano tutto sulla leggerezza ma a volte, dovendo conficcarle nel ghiaccio in parete, questo potrebbe rappresentare un problema, in quanto per piantare l’attrezzo servirebbero più colpi rispetto ad un modello più pesante.
Una piccozza da cascata di ghiaccio è indicata per scalate di alta difficoltà o competizioni particolari dove è presente ghiaccio verticale o sezioni strapiombanti.
Ha una forma più ricurva ed è dotata di dragonne.
Quando non viene usata, la piccozza deve essere riposta in un luogo asciutto con becca e puntale protetti.
Dopo ogni utilizzo occorre asciugarla bene per impedire la formazione di ruggine.
Controllare ogni tanto la viteria (che deve essere sempre ben stretta), e che la lama sia ben affilata senza rotture di sorta.

autoarresto con la piccozza

Brevi cenni sull’autoarresto
Durante la progressione classica o le traversate la mano che tiene la piccozza è sempre quella a monte con l’impugnatura sulla testa e la becca all’indietro.
Questo sia in salita che in discesa. In questo modo portando alla mano libera il manico della piccozza, la becca si trova rivolta verso il pendio pronta a frenare un’eventuale caduta.
In caso si dovesse effettuare l’autoarresto la mano a monte mantiene la stessa impugnatura e la mano a valle impugna la piccozza sul manico poco prima del puntale. In caso di caduta testa a valle occorre puntare la piccozza nel pendio lateralmente per eseguire una rotazione e portarsi testa a monte.
Ora bisogna mettere la piccozza all’incirca all’altezza della spalla con la becca rivolta verso l’esterno e il manico in 

diagonale sopra il busto.
Cercare quindi di mettersi supini e schiacciare con il peso del corpo la becca nel ghiaccio.

Relazione e parte grafica di: Daniele Repossi e Michele Giordano