Cerca

Malesco 761 m. – Melesch (Italia – Val Vigezzo)
affascinante e romantico borgo della Val Vigezzo, è la porta di accesso del Parco Nazionale della Valgrande
In viaggio tra il passato e il presente…

malesco fotografie


Località di partenza:
Malesco 761 m.

Località di arrivo: Malesco 761 m.
Dislivello: 0 m.
Posizione: Val Vigezzo
Difficoltà: T [scala delle difficoltà]
Ore: 45 minuti per il giro completo del borgo
Periodo: tutto l’anno
Attrezzatura richiesta: nessuna in particolare
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli

malesco in val vigezzo
malesco val vigezzo

Affascinante e romantico borgo della Valle Vigezzo, Malesco è la porta di accesso al Parco Nazionale della Valgrande.
Riserva naturale aspra e selvaggia, con i suoi spazi sconfinati e incontaminati rappresenta un luogo di riscoperta
della natura e della bellezza del silenzio.

La storia di Malesco va di pari passo con quella dell’Ossola e della Valle Vigezzo e tuttora è presente uno stretto
legame tra il paese e le proprie tradizioni, diventate patrimonio dell’intera valle.
Ancora oggi, a Malesco viene parlato un idioma particolare, caratterizzato dalla “e” finale di ogni sua parola
(il dialetto di Malesco).

Immaginate una domenica mattina di tanti anni fa, le piccole strade del borgo vigezzino si popolano di bambini in
festa e di personaggi che un tempo abitavano le semplici case del borgo.
Sono gli stessi che oggi ci danno il benvenuto e ci riportano indietro nel tempo mostrandoci la loro vita e le loro
tradizioni: “Seguimi e ti mostrerò la vita nel mio paese agli inizi del ‘900, quando ogni uscio era abitato e le strade
erano piene di vita..”

Ci incamminiamo lungo un vialetto dal sapore antico che ci porta a ritroso nel tempo.
Incontriamo un signore elegante, con pizzetto bianco e pipa in mano, immerso nei suoi pensieri.
Lo guardo e cerco di immaginare le sue giornate.
Agli inizi del ‘900 la vita di questo piccolo borgo di montagna era semplice, le porte delle case erano sempre aperte
e si viveva come in una grande famiglia.

malesco val vigezzo
malesco val vigezzo

I maleschesi si ritrovavano nelle piazze o per le vie del paese, i “gugnitt” (bambini) crescevano per strada e le serate
trascorrevano raccontando storie o gli eventi della giornata.
Ognuno di loro aveva un soprannome, che spesso era ispirato dai racconti di paese che si facevano sul suo conto o
da qualche suo comportamento particolare.
Eccoli i gugnitt che giocano ancora oggi per le vie di Malesco a ricordo di quei tempi.
Uno di loro mi guarda.
Rimasto piccolo per l’eternità, ancora oggi si diverte a far correre la sua ruota per le vie del paese.
Ma com’era la vita dei gugnitt?
Purtroppo il periodo spensierato per loro durava poco; spesso vivevano in famiglie numerose, nascevano a pochi mesi
di distanza uno dall’altro e si curavano a vicenda.
Crescevano in fretta e, per chi doveva partire per lavorare come spazzacamino, il tempo dei giochi veniva
presto dimenticato.
Altri due ragazzi mi compaiono davanti intenti a far suonare a mano le campane, una usanza del paese che
divertiva anche.
Si racconta che, poiché molti ragazzi erano irruenti, si stabilì una multa per coloro che facevano voltare volontariamente
le campane.
Le campane venivano suonate in paese per molte cerimonie religiose, per i funerali (ma in modo diverso a seconda
del ceto sociale), in caso di ordinanze o di incendi in modo tale da avvisare i paesani.
Infine le campane si suonavano per chiamare i bimbi a scuola.

malesco val grande
malesco val grande
malesco val grande

Immersa in questi pensieri mi ritrovo in un piccolo piazzale, anche questo riemerso dal passato.
Una vecchia fontana lascia cadere gocce d’acqua e un uomo urla qualcosa a gran voce.
Vado a vedere incuriosita: è lo “spazzechemit” (spazzacamino).

Durante i lunghi e freddi inverni di inizio ‘900 molti uomini ma anche bambini dovevano lasciare le famiglie,
poiché il clima rigido e il terreno sterile non permettevano il sostentamento.
In quei periodi soprattutto i bambini venivano indirizzati al lavoro dello spazzacamino poiché, essendo piccoli e leggeri,
potevano agevolmente entrare nei camini per pulirli.
La vita per i piccoli spazzechemit era molto dura fino a quando uno spazzacamino di Craveggia, ascoltando le parole
dei nemici del re di Francia mentre puliva un camino, salvò il re.
Da quel giorno per gli spazzacamini vigezzini la vita cambiò perché gli fu data l’autorizzazione al commercio.
Molti di loro divennero mercanti, negozianti, impresari e banchieri, ma senza mai dimenticare le loro origini e la
Valle Vigezzo e, molti portarono al loro paese denaro e ricchezze.
Per ricordare il sacrificio di questi bambini è stato eretto a Malesco nel 1982 il monumento allo spazzacamino
Faustino Cappini, morto a causa dei fili dell’alta tensione dopo aver pulito un camino.

Percorrendo le strade di Malesco emerge dal passato una mamma con la gerla in spalla e il suo bambino per mano:
“Mamme con gugnitt pizzen”.

malesco val vigezzo
malesco val vigezzo

In questa vita di montagna così difficile e faticosa la donna aveva molteplici ruoli.
La quotidianità del borgo a inizio ‘900 era strutturata in modo tale che gli uomini, che durante i rigidi inverni emigravano
in cerca di lavoro, nei mesi estivi erano all’alpe o a tagliare la legna.
Quello del boscaiolo (bùrat) era un  lavoro fatto da molti uomini e ragazzi grandi nel periodo estivo.
Venivano tagliate piante di larice e abete, poi trasportate usando corde o, in tempi più recenti, teleferiche con
motore a scoppio.
Le piante di betulla e faggio venivano tagliate solo per alimentare il fuoco.
I bambini avevano il compito di consegnare il pranzo, mentre le donne aiutavano nel trasporto di attrezzi e corde.

La donna di conseguenza doveva provvedere ai lavori nei campi, al bestiame e alla casa, spesso portando con sé
i numerosi figli.
Quelli in fasce venivano messi dentro ad una culla appoggiata dentro alla gerla e coperti con un panno di stoffa
di canapa a protezione.

Posseduto da tutte le famiglie, il bestiame garantiva il sostentamento con latte, burro e formaggio.
Verso la metà di luglio tutto il bestiame veniva condotto agli alpeggi, non senza aver avuto la benedizione del
parroco che classicamente avveniva presso la cappelletta di Terza, (ancora oggi esistente, restaurata nel 1982).
Una volta all’alpeggio, si costituiva una sorta di società per gestire i bovini e lavorare il latte in comune.

malesco val vigezzo
malesco val vigezzo

In primavera ed in autunno invece erano soprattutto i bambini ad accudire il bestiame nei prati antistanti il paese.
Anche le pecore erano parte della vita di un tempo e, insieme a mucche e capre, venivano portate all’alpe nel
periodo estivo.
La lana di pecora filata veniva usata per la produzione di calze (càuz), maglioni (tricùtè) e gonne (mèzzelàne).
Inoltre, con la lana di pecora le famiglie più facoltose facevano materassi e cuscini, altrimenti fatti di foglie secche di faggio.
Data l’importanza degli alpeggi, nel corso dei secoli ci sono state molte battaglie per il loro possesso.
Famosa quella tra Malesco e Cossogno per gli alpeggi di Straolgio e di Campo, durata all’incirca 600 anni.

Questa passeggiata nel passato di Malesco ci mostra anche il lato divertente della vita di paese dove, a fine ottocento,
la tradizione musicale era molto diffusa.
Senza conoscenze musicali e suonando a orecchio, venivano utilizzati strumenti a corda durante il Carnevale o altre
feste di paese.
Nel 1878, 11 maleschesi diedero vita a un gruppo di suonatori che, chiamato “Le Misiche”, è diventato la prima
banda di Malesco.
Si riunivano in un locale del vecchio Municipio del paese e, con il tempo, si fecero conoscere in tutta la valle Vigezzo,
fino ad essere chiamati all’inaugurazione della Galleria del Sempione, in quel di Domodossola, il 3 giugno 1906.
Da quel lontano 1878  la banda, tra gli alti e bassi degli eventi storici, continua a vivere come simbolo di aggregazione
di un paese, del sacrificio di ieri e di oggi ma anche di voglia di divertirsi.

malesco val vigezzo
malesco val vigezzo
malesco val vigezzo
malesco val vigezzo

Ripercorriamo a malincuore il vicolo iniziale per trovarci al punto di partenza, nella luminosa piazza della chiesa.
E’ una domenica pomeriggio di fine novembre, il sole è ancora caldo e il borgo un po’ addormentato.
Di fronte a noi l’ultimo regalo di Malesco e della splendida Valle Vigezzo: la fontana del basilisco (Berzelesk), simbolo
di una leggenda vigezzina che si tramanda di generazione in generazione.
La leggenda narra di avvistamenti misteriosi: un rettile dalle proprietà ipnotiche e pericolosissimo, in grado di seminare
il terrore tra gli escursionisti che si addentrano nelle zone alpine della Valgrande ancora oggi incontaminate.
Secondo questa leggenda il basilisco può essere sconfitto solo con uno specchio: il suo stesso sguardo riflesso nello
specchio lo ucciderebbe.
Ancora oggi nelle valli ossolane è facile trovare qualcuno che dice di aver incontrato il “Sarpent dagli ugiài”…

Le creature che, tra realtà e fantasia, abitano la montagna ne rappresentano i guardiani e hanno il compito di difendere
le zone più impervie, intatte nella loro selvaggia bellezza proprio perché irraggiungibili.
Il povero basilisco difende le sue montagne, e la sua leggenda ci insegna a vedere quei luoghi come divinità da
venerare e rispettare.

malesco val vigezzo
malesco val vigezzo

Qui termina il nostro viaggio nel passato di Malesco, attraverso le vite di chi lo ha abitato e ne ha costruito la storia.
Finché ne esisterà la memoria, i gugnitt continueranno a correre per le vie del paese e a vivere la loro grande e
semplice vita.
Finché il basilisco rimarrà a guardia della montagna la sua bellezza rimarrà intatta.

Salutiamo Malesco, ma con la voglia di tornarci.

Relazione e fotografie di: Andreina Baj

malesco val vigezzo
malesco val vigezzo
malesco val vigezzo


Note:
Malesco è il comune più popolato della Val Vigezzo ed è la porta di accesso al Parco Nazionale della Val Grande,
la più estesa e selvaggia riserva naturale d’Europa.

E’ un borgo affascinante.
Ma è attraversando a piedi il centro storico che si scoprono piazzette e angoli nascosti che insieme alle antiche case,
e alle rappresentazioni coreografiche sui muri delle abitazioni, rievocano il lontano passato e le tradizioni di questo luogo.
Punto di partenza e di arrivo per svariate escursioni di trekking e / o MTB