Cerca

Passo Sellero 2.410 m. e Passo Torsoleto 2.583 m.
(Italia – Valle di Sant’Antonio)

escursione maestosa attraverso le valli di Sant’Antonio, un angolo di paradiso poco distante dall’Aprica tutto da scoprire.
Anello lunghissimo e con molto dislivello

passo sellero corpo alto

clicca sulle immagini per visualizzare ingrandito il percorso di salita


Località di partenza:
parcheggio poco prima del paese di Sant’Antonio (Aprica)
Quota di partenza: 1.124 m.
Quota di arrivo: 2.583 m. 
Dislivello: 1.459 m.
Posizione: nelle valli di Sant’Antonio
Il Passo del Sellero è situato tra la Valle di Campovecchio e la Valle del Sellero, sotto al Monte Culvegla
Il Passo del Torsoleto si trova tra la Val Brandet e la Valle di Bocco, sotto la cima del Monte Torsoleto
Il Rifugio Val Brandet è adagiato sui prati della Val Brandet a pochi minuti da Sant’Antonio
Difficoltà: E (EE la cresta tra il Passo del Sellero e il Passo del Torsoleto) [scala livelli difficoltà]
Ore: 9h-9h 30’ totali per l’anello. 
Periodo: da metà giugno a fine settembre
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Discesa: per la Val Brandet
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli

Non ho mai considerato la zona dell’Aprica come luogo in cui fare escursioni, associando il comprensorio al
turismo di massa sia d’estate, con negozi e ristoranti presi d’assalto, sia d’inverno con chilometri di piste da sci e
snowpark stracolmi di gente.
In effetti se si cammina per il paese in queste stagioni, si può trovare di tutto tranne quiete, silenzio, isolamento.
A mio modo di vedere questa non è montagna ma turismo di pianura e città trasportato in quota.
Quest’anno invece mi sono accorto di sbagliare su una cosa, quella più importante.
La vera montagna esiste anche qui, basta solo andarla a cercare e scoprirla con un po’ di buona volontà e con
la cartina alla mano.
Dopo la bellissima gita ai laghi di Torena, oggi sono ancora in compagnia di Leila Kataoka (Accompagnatore di
Media Montagna) e insieme siamo andati a compiere un’escursione ad anello incredibile, non distante dall’Aprica stessa
ma in valli più remote e isolate.
Questi posti si trovano nelle valli di Sant’Antonio che comprendono la Valle di Campovecchio e la Val Brandet,
separate da una lunga dorsale e situate all’estremità orientale delle Alpi Orobie.
Dal 1983 queste valli fanno parte di una Riserva Naturale di 239 ettari, che comprende anche il fondovalle
con l’abitato di Sant’Antonio, paese che raggiunse il suo massimo sviluppo tra la fine del XVIII ed il XIX secolo
quando aumentò lo sfruttamento delle risorse minerarie e silvo-pastorali della zona.
Il giro classico di queste due valli è più corto e adatto a tutti, tocca il rifugio Alpini di Campovecchio e il rifugio Val Brandet.
Noi abbiamo deciso di spingerci molto più in alto raggiungendo passi, rocce e laghi, ammirando diversi scenari e
paesaggi ad ogni passo.

Dal Passo dell’Aprica scendiamo qualche chilometro in direzione di Edolo, e svoltiamo a destra per Sant’Antonio
in località Le Fucine.
Posteggiamo l’auto nel grande parcheggio (a pagamento) posto pochi metri prima del paesino, e ci incamminiamo.
E’ mattina presto.
Lasciamo a sinistra la mulattiera dalla quale scenderemo nel pomeriggio che porta in Val Brandet, e ci addentriamo
nelle vie di questo bel paesino, subito dopo aver oltrepassato un ponticello pavimentato a sanpietrini.
Seguiamo i segnavia rossi e bianchi posti sui muri delle abitazioni, superiamo la chiesetta e all’ultima casa
troviamo l’inizio del sentiero che ci conduce nella Valle di Campovecchio.
Ci bastano pochi passi per fare un bel tuffo nella natura.
Subito saliamo molto gradatamente costeggiano il torrente Campovecchio nel fitto del bosco.
Questo tratto di sentiero è un gioiello, largo e comodo, passa accanto a queste acque limpidissime.
Passiamo dietro ad una casa isolata col camino acceso, (sembra quella di un eremita in un posto da fiaba), e
arriviamo ad un ponticello coperto di legno che superiamo.
Continuiamo sul sentiero in leggera salita fino ad arrivare alle case in pietra di Campovecchio.
Questo è un paesino di montagna con pochi edifici dove è rimasta tutta l’atmosfera dei vecchi tempi.
Qualcuno ci abita ancora, perlomeno d’estate, e la strada da percorrere con le jeep, è riservata solo ai residenti.
Case e prati circostanti sono curati all’inverosimile e molte facciate sono state recentemente rimesse a nuovo.
Come accennato prima, questo è un piccolo angolo di paradiso nascosto.
Poco oltre arriviamo al Rifugio Alpini di Campovecchio, un rifugio in legno e pietra adiacente ad un rigagnolo del torrente.
Sul retro si trova una veranda-sala da pranzo aperta ai lati, e quasi sotto i piedi passa l’acqua.
Comodamente seduti al tavolo si ha una vista meravigliosa su questa conca, dove sullo sfondo compaiono
già le prime cime (Telenek e Sellero).
Un rifugio di montagna bellissimo e unico, un luogo di sosta e di partenza per molti itinerari.

Noi da qui in poi proseguiamo sempre dritti percorrendo interamente la Valle di Campovecchio fino a
rimontare il Passo Sellero.
Il percorso è molto lungo, in totale circa quattro ore, e almeno nella prima parte si svolge su ampia mulattiera,
risultando un po’ monotono.
Percorriamo un lungo tratto quasi in piano, superiamo diversi cancelli che delimitano le zone di pascolo del
bestiame e un bel guado lungo il sentiero, poi finalmente iniziamo a salire.
Notiamo alla nostra sinistra una baita isolata, dalla quale il panorama si amplia un po’ di più verso il fondovalle.
Saliamo a tornanti un tratto più ripido, e sbuchiamo nella parte alta della valle giungendo alla Malga Culvegla adagiata
su un bel pianoro erboso.
Davanti a noi c’è tutto un mare verde di alberi ed erba.
In mezzo domina la scena sempre il torrente Campovecchio.
Tutto è curato e incredibilmente meraviglioso.
Dalla malga non vediamo ancora la meta, posta a sinistra dietro un crinale roccioso.
La strada è ancora lunga.
Scendiamo leggermente fino al torrente, e lo oltrepassiamo su un ponticello di legno portandoci in destra orografica.
Qui la mulattiera lascia il posto ad un bel sentierino che su erba e tra la bassa vegetazione inizia a salire.
Su un masso alla nostra sinistra un piccolo di marmotta si crogiola al sole.
Questa è l’unica presenza che incontriamo in questa valle fino in cima.
Un altro masso poco più in là attira la mia attenzione e quella di Leila.
Sembra un uovo enorme spaccato in due proprio nel centro, decisamente curioso e strano!
Imbocchiamo il pendio passando sotto le pendici del Monte Sellero, e arriviamo ai bei laghetti di Culvegla
zigzagando tra erba e pietrisco.
Una vista molto bella si delinea da qui, con le cime della Valtellina a fare da sfondo.
Dopo un ultimo tratto detritico (ma sempre su comodo sentiero), arriviamo al Passo del Sellero.
Dalla parte opposta si apre un’altra splendida vallata, quella del Sellero, dominata dal Monte Gaviera.
Il panorama più bello rimane quello sulla valle appena percorsa, dove in primo piano brillano le acque dei laghi Culvegla.
Ma quanto era lunga questa valle e quanta strada abbiamo fatto?
La vediamo chiaramente da qui.
Alla fine le quattro ore di percorrenza indicate erano giuste.

Da questo punto molto panoramico sostiamo qualche minuto per mangiare qualcosa e scattare qualche foto.
Ripartiamo lungo la cresta sotto le pendici del Monte Culvegla.
Nel primissimo pomeriggio il tempo cambia e si rannuvola un po’ tutto.
Ben presto saremo nella nebbia.
Il sentiero sale con decisione tra erba e rocce, passa sotto il Monte Culvegla, alternando da qui in poi tratti di
sentiero e passaggi tra rocce in esposizione.
Non ci sono mai tratti difficili in questi punti, ma la traccia è molto stretta e a volte ci si aiuta anche con le mani.
Alla nostra destra non vediamo nulla, nubi ovunque.
Alla sinistra il sole resiste.
Facciamo attenzione a non perdere la segnaletica bianco-rossa sui massi e procediamo.
Poco prima del Passo del Torsoleto vediamo illuminata dal sole la Val Brandet, che da lì a breve discenderemo,
col magnifico Lago di Piccolo che brilla di un blu intenso.
E’ uno spettacolo pazzesco da qui, siamo in cima a queste rocce con la Valtellina che si scopre al nostro fianco.
Sembra di toccare il cielo con le mani.
Rimane purtroppo il rammarico di non vedere il versante opposto.
Dopo un ultimo pezzo tra le rocce, scendiamo al Passo del Torsoleto dove ci riposiamo un attimo.
Che percorso in quota e che traversata, emozioni a non finire!

Dal passo, prima di scendere, potremo salire ancora fino al poco distante bivacco Davide Salvadori ma
rinunciamo a causa della visibilità nulla.
Prendiamo il facile sentiero che scende in Val Brandet e che ci ricondurrà a Sant’Antonio.
Ma questo solo dopo altre ore di cammino, la strada è ancora molto lunga.
Per pietraia passiamo accanto a numerosi laghetti che sulla cartina non sono nemmeno segnati.
Sono abbastanza piccoli, ma degli autentici gioielli incastonati in questa valle.
Uno in particolare ha il fondale costituito da erba, segno che il lago è recente ed effimero.
Scattiamo foto e fissiamo questi momenti non accorgendoci del tempo che passa.
Per fortuna ora siamo nel versante pieno di sole.
Scendiamo ancora e camminiamo sopra un bel panettone erboso.
Poco più sotto alla nostra sinistra il magnifico Lago di Piccolo, che nonostante il nome, piccolo non è.
Lo costeggiamo interamente fino a raggiungere una spiaggetta dove un cane è intento a farsi un bel bagno.

Da qui in poi inizia una lunga discesa ripida per la Val Brandet.
Dapprima percorriamo numerosi tornanti fino al guado del torrente Brandet, (guado abbastanza grande), poi
ci affianchiamo ad una cascata che il torrente forma fino ad arrivare sui prati sottostanti.
Qui nuovo guado, che ci riporta sul versante destro della valle.
Sempre in forte pendenza entriamo ora nel bosco fino a raggiungere i prati di fondovalle (dove vi è anche un’area picnic)
e la mulattiera, che in pochi minuti ci porta al Rifugio Val Brandet, dove sulla soglia sono
presenti bellissime sculture in legno.
Da qui, ancora una mezz’oretta ci separa al rientro a Sant’Antonio (che avviene per l’ora di cena) quando ormai le
gambe vanno da sole per inerzia dopo più di 30 chilometri percorsi.
Un’escursione straordinaria che i più allenati non dovrebbero perdersi per nulla al mondo.

Relazione e fotografie di: Daniele Repossi
Un ringraziamento particolare a: Leila Kataoka


Note:
escursione maestosa attraverso le valli di Sant’Antonio.
Un angolo di paradiso poco distante dall’Aprica tutto da scoprire.
Anello lunghissimo e con molto dislivello, non adatto ai meno allenati o a famiglie con bambini.
Richiesti buone gambe e resistenza.
Alcuni passaggi esposti lungo la cresta tra i due passi che non presentano però difficoltà di sorta.
L’anello è percorribile anche in senso opposto, tuttavia per la maggior pendenza in salita della Val Brandet è
consigliabile affrontarlo per il verso qui descritto.