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Rifugio Palù 1.965 m. – Rifugio Mitta 2.021 m.
– Rifugio Musella 2.021 m. – Rifugio Motta 2.236 m.

(Italia – Valmalenco)
sentieri facili e ben segnalati, l’anello completo, tocca un lago, 4 rifugi e la cima di un monte, con un lungo percorso

rifugi palu mitta motta

clicca sull’immagine per ingrandirla e vedere il percorso


Località di partenza:
rifugio Barchi, poco sopra il paese di San Giuseppe in Valmalenco
Quota di partenza: 1.750 m.
Quota di arrivo: 1.965 m. (Rifugio Palù), 2.021 m. (rifugi Mitta e Musella), 2.236 m. (Rifugio Motta)
Dislivello: 215 m. (fino al Rifugio Palù), 404 m. (solo in salita dal rif. Palù ai rifugi Mitta e Musella),
480 m. (solo in salita da quota 1855 m. poco sotto all’alpe Musella al Monte Motta)
Posizione: il Rifugio Palù si trova all’Alpe Palù sulle sponde del medesimo lago
I rifugi Mitta e Musella sono situati all’Alpe Musella, mentre il rifugio Motta è ubicato sotto la cima
del Monte Motta a poca distanza dalle piste da sci dell’Alpe Palù.
Difficoltà: E [livelli di difficoltà]
Ore: 6h – 6h 30’ (anello completo).
0h 45’ (dal rif. Barchi al rif. Palù)
2h 50’ (dal rif. Palù all’Alpe Musella)
2h (dall’Alpe Musella al rif. Motta)
0h 30’ (dal rif. Motta al rif. Palù)
Periodo: da inizio giugno a fine ottobre
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Discesa: il ritorno dall’Alpe Musella, una volta ridiscesi a quota 1.855 m., avviene risalendo le pendici
del Monte Motta (tralasciando la risalita al Bocchel del Torno), scendendo all’omonimo rifugio e rientrando
al Rifugio Palù
Da qui si ritorna per la via di salita al parcheggio del Rifugio Barchi
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli

Poco sopra il paese di San Giuseppe in Valmalenco un angolo di paradiso attende solo la nostra visita.
E’ un posto incantato situato a circa 1.950 m. dove vi è uno dei più grandi laghi della Valtellina, il lago Palù.
La natura qui la fa da padrone, con grandi boschi di conifere, pascoli e le cime della Valmalenco a fare da contorno,
in particolare il Sasso Nero, posto poco sopra al lago.
E’ una conca naturale dove d’estate sono possibili numerose escursioni e passeggiate e d’inverno si può
camminare con le ciaspole, fare scialpinismo o usufruire delle vicine piste da sci
del comprensorio Palù (a mio avviso l’unica nota stonata di un luogo così bello).
La zona è molto frequentata nelle stagioni di punta, ma basta staccarsi o salire dalle sponde del lago per
ritrovare la pace e la tranquillità, ascoltando solo la natura.
Sulle sponde del lago sorge il rifugio Palù che, oltre ad essere incluso nella quarta tappa dell’Alta Via della Valmalenco,
è anche meta o punto di partenza per altre destinazioni, comprendenti cime, alpeggi e rifugi.

Da qui parte anche questo giro ad anello, che tocca un primo alpeggio, poi una forcella, scende ad un altro
alpeggio dove si trovano due rifugi, e tornando sale la cima di un piccolo monte toccando anche un altro
alpeggio e un altro rifugio.
E’ un giro bellissimo e molto lungo.
Chi non se la sentisse di compierlo interamente, potrà spezzare la gita in più giorni o tappe o abbreviare il percorso
salendo per varianti più dirette o funivie.
Basta quindi prendere la classica cartina escursionistica e organizzarsi al meglio.
La prima tappa è il lago e il rifugio Palù.
E’ da qui che partiamo con l’escursione.
Per giungervi con l’auto provenendo da Milano, entriamo in Valtellina e in prossimità di Sondrio prendiamo
per la Valmalenco, superiamo Chiesa e arriviamo al paese di San Giuseppe.
Prendiamo quindi a destra fino alla località Barchi dove sorge anche il ristoro.
Parcheggiamo lungo la pista da sci, e a piedi risaliamo per un tratto proprio questa pista fino ad incontrare
i cartelli per il lago Palù e la stradina che si inoltra nel bosco.
Vi è anche la funivia che da Chiesa sale all’Alpe Palù, ma per una camminata così breve sconsiglio di prenderla.
Dopo nemmeno un’ora raggiungiamo le sponde del lago, e sulla sinistra puntiamo per il visibilissimo rifugio Palù.
Questo per molti è già uno splendido punto di arrivo.

Chi non volesse più camminare, può stendersi lungo le rive del lago a prendere il sole e godersi il panorama.
Anche una passeggiata intorno al lago è molto rilassante, magari dopo pranzo e dopo aver gustato
qualche bel piatto della zona.
Il nostro giro prosegue invece in direzione dell’Alpe Musella dove si trovano, affiancati, i due rifugi, Mitta e Musella.
Il sentiero parte alle spalle del rifugio Palù e inizia a salire gradualmente fino ai verdi prati dell’Alpe Roggione
dai quali si ha una bellissima vista sul lago e sulla Punta Rosalba.
Da questo alpeggio, a 2.007 m. prendiamo in direzione Bocchel del Torno, una forcella che si trova circa 200 m. più
in alto sulla via di salita normale alle rocce del vicino Sasso Nero.
Questo tratto di salita è un po’ disagiato e coperto in alcuni punti dalla vegetazione, sicuramente la zona più
selvaggia e un po’ impervia.
Basta comunque seguire i bolli bianco-rossi sulle rocce per non perdersi.
Arrivati alla forcella tralasciamo la deviazione per il Sasso Nero e prendiamo in direzione Alpe Musella.

Prerdiamo quota all’inizio su bel sentiero nel bosco, con davanti agli occhi l’enorme mole del Pizzo Scalino,
poi su pista da sci.
Dopo circa 20 minuti arriviamo ad incrociare un’altra pista da sci che porta all’Alpe Campolungo
e che per ora trascuriamo.
La risaliremo al ritorno.
Scendiamo quindi sempre in direzione dell’Alpe Musella fino ad incontrare la deviazione a circa quota 1.855 m.
che sulla sinistra rientra nel bosco su bel sentiero.
Prima di proseguire notiamo già da questo punto la vallata e l’alpeggio in lontananza, nostra meta, che ci appare sotto
il Monte delle Forbici e al Sasso Moro.
Torniamo finalmente in mezzo alla natura percorrendo una tratta in piano, su una superficie che assomiglia molto alla
terra battuta di un campo da tennis.
Stranissimo ma molto bello!
Il sentiero arriva ad un ponticello di legno sul torrente Scerscen che attraversiamo.
Altri cartelli da qui ci indicano la direzione per l’Alpe Musella e il tempo mancante, 30 minuti.
Questo è anche il punto d’incontro con il sentiero che sale diretto dalla diga di Campo Moro.
Chi volesse quindi salire solo a questi due rifugi, può considerare questa alternativa sicuramente molto più breve.

Noi proseguiamo costeggiando il torrente in un tratto pianeggiante senza alberi fino ad arrivare ad una baita isolata.
Siamo all’Alpe Campascio, a 1.844 m.
I prossimi 200 metri li percorriamo nel bosco con pendenza più sostenuta.
In una bella radura immersa nel verde ecco i due rifugi praticamente appaiati.
Sulla destra il rifugio Mitta, sulla sinistra il rifugio Musella.
Alle loro spalle i pascoli dell’Alpe Musella sotto le rocce del Monte delle Forbici.
Pausa, riposiamo gambe e spalle, mangiamo qualcosa e prendiamo fiato.
La strada da fare tornando è ancora molta.
Dai rifugi non proseguiamo verso il rifugio Carate (lasciamo il famoso tratto detto dei “sette sospiri” per un’altra gita).
Torniamo sui nostri passi, ripassiamo dall’Alpe Campascio, seguiamo il torrente che attraversiamo di nuovo
fino a riportarci fuori dal bosco.
Quella che sulle mappe è segnata come quota 1.855 m.
Risaliamo la pista da sci dalla quale siamo scesi, fino al bivio incontrato in discesa con le indicazioni
per l’Alpe Campolungo.

Abbiamo già fatto molta strada, molti sali e scendi e le gambe sono stanche.
Questa sarà la parte più faticosa dell’escursione, il dover rimontare circa 500 m. di dislivello fino alla cima
del Monte Motta specialmente in una giornata assolata.
Dopo circa 20 minuti raggiungiamo l’Alpe Campolungo su di un bellissimo pianoro col Pizzo Scalino e il lago
di Campo Moro a fare da sfondo.
Ancora uno sforzo ed è fatta, seguiamo la larga pista fino alla cima del Monte Motta, purtroppo deturpata dagli
impianti di risalita e dai pali in ferro per l’innevamento artificiale.
Evitando di commentare, ammiriamo il panorama che da qui è magnifico tutto intorno a noi.
Il Disgrazia, i laghi Palù e Campo Moro, lo Scalino, il Sasso Moro, lo Spundascia, il Pizzo delle Tremogge, la catena
delle Orobie e perfino le creste aguzze e innevate del gruppo del Bernina.
Stupendo, valeva proprio la pena spingersi fin quassù.
Ora dobbiamo solo ridiscendere al rifugio Palù e poi al parcheggio, da dove siamo partiti.
Per farlo non prendiamo la diretta pista da sci che porta dolcemente sulle sponde del lago, poco interessante
da un punto di vista escursionistico.
Imbocchiamo il sentierino che poco sotto la cima del Monte Motta, scende sulla sinistra con qualche tratto molto
panoramico e dopo poco giunge nel piazzale antistante al rifugio Motta.
Non si fanno chilometri in più rispetto alla via diretta, solo pochi metri che consentono sempre di ritagliarsi
bellissimi scorci di panorama.
Sotto ai nostri piedi, dopo un salto impressionante vediamo chiaramente i tetti dei paesi di Chiesa e Lanzada.
Il rifugio Motta è adagiato sulla cresta di un costone roccioso con un ampio verde antistante.
Una bellissima posizione immersa nel verde, ma anche qui non possiamo non notare l’enorme mole della funivia
posizionata pochi metri alle spalle del rifugio, (fortunatamente a debita distanza), che d’inverno porta su frotte di sciatori.
Una cementificazione in un’area così bella, non dovrebbe esistere.
Il rifugio è in legno e pietra.
Qui ci riposiamo un po’ al sole e dopo essere rimasti incantati dalla bellezza del Disgrazia di fronte a noi,
riprendiamo la discesa per la pineta che in breve porta prima all’Alpe Palù e poi, dopo averla attraversata
sulla destra ci riconduce sulle sponde del lago.
In realtà una volta sulla riva del lago siamo già nel punto di imbocco del sentiero percorso all’andata per il ristoro Barchi.
Non passiamo più dal rifugio Palù che da questo punto vediamo sulla sponda opposta.
Torniamo quindi sui nostri passi fino a dove abbiamo lasciato l’auto, accaldati, distrutti, ma con una voglia immensa
di ripartire per un’altra escursione in queste zone stupende.

Relazione e fotografie di: Daniele Repossi


Note:
escursione facile e tranquilla tra i laghi e gli alpeggi della Valmalenco.
Sentieri facili e sempre segnalati.
L’anello completo che tocca un lago, 4 rifugi e la cima di un monte è molto lungo e stancante,
riservato a chi ha un buon allenamento e preparazione fisica.
E’ possibile spezzare la salita ai vari rifugi in più giorni o tappe, nonché salire alle rispettive mete per altri sentieri più diretti.
In alta stagione il comprensorio del Palù è molto affollato.