Cerca

Rifugio Bar Bianco 1.521 m. e Cima Rosetta 2.142 m.
(Italia – Val Gerola)

una delle mete scialpinistiche più frequentate della val Gerola, fatica, dislivello e salita, ampiamente ripagati…

rifugio bar bianco e cima rosetta
rifugio bar bianco


Località di partenza:
Rasura, val Gerola
Quota di partenza: 769 m.
Quota di arrivo: 1.521 m. o 2.142 m.
Dislivello: 752 m. fino al rifugio Bar Bianco, 1.373 m. fino alla cima
Posizione: nel gruppo delle Orobie valtellinesi, il rifugio è situato ai piedi dell’alpe Culino e della cima Rosetta
Difficoltà: WT2 [scala delle difficoltà]
Ore: 6h 30’ a/r
Periodo: da dicembre a primavera inoltrata (a seconda dell’innevamento)
Attrezzatura richiesta: ramponi, ciaspole e bastoncini
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli

Questa escursione sulla neve, che parte da uno dei primi paesini che si incontrano salendo in val Gerola,
consente di vivere proprio una bella avventura d’inverno!
La cima e il rifugio sono sempre frequentatissimi in tutte le stagioni offrendo un panorama strepitoso
praticamente su tutta la Valtellina.
Certamente non è una gita per tutti, almeno fino alla cima e d’inverno, a causa della lunghezza,
del dislivello e della fatica.
Chi però vorrà mettersi in cammino vivrà un’esperienza unica.

In poco più di 1000 mt. di dislivello si passa dall’asfalto della strada del paese alla punta innevata della Rosetta,
attraversando boschi, alpeggi e pendii ammirando grandiosi scenari.
Una varietà di ambienti incredibile.
Da Morbegno si prende con l’auto per la val Gerola, si supera il primo paese di Sacco e si arriva a Rasura.
Superato di poco il paese si prende con l’auto a destra per la strada che sale al rifugio Bar Bianco parcheggiando
in località Tir di Bur.
E’ praticamente un’area utilizzata come taglio e deposito tronchi, non si può sbagliare.
Partendo da qui, e cioè da 1.023 m., il dislivello indicato sopra diminuisce molto.

Tuttavia, in caso di forte innevamento o strada ghiacciata (come capita spesso e come è capitato a me)
è impossibile arrivare fin qui con l’auto, a meno di non voler correre un bel po’ di rischi (inutili a mio avviso).
Si parcheggia quindi in paese direttamente o al massimo sulle prime rampe della strada asfaltata che porta al rifugio,
lungo il bordo sulle righe.
Ovviamente da qui il percorso si allunga di molto e la fatica sale!
Seguendo la strada asfaltata / ghiacciata si sale a piedi fino alla località citata sopra, Tir di Bur, la si
oltrepassa e si prende ad un’evidente indicazione il sentiero che taglia per il bosco verso il rifugio.
Consiglio di tenere la strada come via di discesa dal rifugio in modo da compiere un anello.

Dal paese al rifugio la strada ha una lunghezza di poco più di 6 km.
Noi deviamo circa dopo 3,5-4 km.
Spesso capitano fenomeni in natura incredibili.
Può essere, come nel mio caso, di trovare neve e ghiaccio sulla strada e il sentiero nel bosco in versione estiva,
costringendo ad un cambio rapido di equipaggiamento.
La bellezza di questi itinerari è anche questa.
In questo tratto nel bosco la pendenza non è troppo sostenuta, occorre solo fare un po’ di attenzione
al fogliame che può rendere scivolosa la salita.
Si esce in località Larice dove vi sono alcune case in pietra ancora utilizzare nella bella stagione e dalle
quali si gode già un panorama magnifico sulla val Gerola e sulla Valtellina.
Di fronte si staglia invece il Pizzo Berro.
Larice è adagiato su un bel pendio erboso che si affaccia sulla valle, un bellissimo balcone panoramico.
Da qui il percorso non è molto evidente e io ho sbagliato strada prendendo a sinistra per la Madonna del Larice,
perdendo molto tempo.
Tempo che non mi consentirà di raggiungere la cima.

Da Larice si segue un piccolo sentierino in salita subito dietro le case (indicazioni per la Rosetta skyrace,
gara di corsa in montagna) fino a sbucare ad un bellissimo pianoro con una cappelletta (località Ciani).
Qui le indicazioni sono presenti e dopo una breve sosta che consente di ammirare ancora di più il già incredibile
panorama si prosegue in salita rientrando nel bosco e percorrendo un tratto abbastanza ripido, al mio passaggio
ancora privo di neve, fino ad arrivare al rifugio Bar Bianco.
Qui, all’improvviso, sorpresa: quasi un metro di neve!
La gita può anche terminare qui e ci si può ristorare con i piatti tipici del posto direttamente sulla terrazzina
del locale con vista sulla Valtellina e i monti della val Màsino dove spiccano il Disgrazia, il Cengalo, il Badile e il Ligoncio.

Dritto vi sono la valle di Albaredo per San Marco e più in lontananza la val Tartano.
La limpida giornata di sole rende ancora il tutto più luminoso.
La cima della Rosetta dal rifugio è ben visibile così come visibile è, almeno d’estate, il percorso che la raggiunge.
In questa stagione la traccia è “a piacere”. In genere però ci si tiene lungo la dorsale destra, essendo più agevole.
La salita dal rifugio però è ancora lunga.
Nella bella stagione normalmente occorrono due ore, ora sicuramente qualcosina in più.
La neve gelata rallenta e fa affondare nei tratti dove è più molle, sia con ciaspole che con ramponi.

Ovviamente con gli sci si è più veloci e dalla cima si può tornare alla base in un attimo.
Quest’ultimo tratto è altamente spettacolare.
Io sono salito con i ramponi cercando i passaggi e i pendii migliori sia per fare meno fatica sia per non tagliare
la neve e causare distacchi.
A proposito di questi ho notato esserci maggior rischio scendendo dalla cima con gli sci.
Curvando è facile che qualche lastra possa cedere.
A piedi è più difficile, occorre comunque sempre la massima attenzione.

Per il resto rimane una delle più spettacolari scialpinistiche della valle e quindi da fare assolutamente.
Il bello di questo tratto è proprio il senso di solitudine ed esplorazione che si prova a fare qualcosa di nuovo,
senza per forza essere costretti a seguire un binario.
Fantastico, la montagna vissuta e salita così ha in me un richiamo molto forte.
Si oltrepassa l’alpe Culino e una teleferica per il trasporto materiale e poi sempre su seguendo il pendio (piuttosto ripido).
A causa dell’ora tarda non mi è stato possibile toccare la vetta che avrebbe richiesta almeno ancora una buona ora,
fermandomi poco sotto la stessa godendo comunque di una vista superlativa.
La discesa fino al rifugio avviene seguendo la linea di salita o con qualche piccola variante.
Dal rifugio invece si può tranquillamente seguire la strada innevata che riporta a Rasura dopo un bel po’ di tornanti.


Relazione e fotografie di: Daniele Repossi


Note: una delle mete scialpinistiche più frequentate della val Gerola.
Se costretti a lasciare l’auto a Rasura la fatica e il dislivello sono notevoli.
Poco sotto la cima fare attenzione al pericolo di distacco di valanghe a lastroni.
Discesa: per la via di salita.