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Rifugio Sasso Nero 3.026 m. (Italia – Alto Adige)
escursione spettacolare in ambiente di alta montagna che emoziona dall’inizio alla fine del percorso

rifugio sasso nero

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Località di partenza:
malga Stallila (fraz. San Giovanni, valle Aurina, Alto Adige)
Quota di partenza: 1.472 m.
Quota di arrivo: 3.026 m.
Dislivello: 1.554 m.
Posizione: ai piedi della Punta Sasso Nero, alpi Aurine
Difficoltà: EEA [scala livelli difficoltà]
Ore: 8 tra andata e ritorno
Periodo: da metà luglio a metà settembre
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli

L’escursione al rifugio Sasso Nero è una delle più spettacolari e lunghe della valle Aurina.
La costruzione del rifugio è iniziata nel 2016, in sostituzione del vecchio rifugio Vittorio Veneto, ubicato qualche centinaio
di metri più in basso rispetto alla nuova struttura.
Per questa ascensione serve un buon allenamento e buone gambe (1500 m. di dislivello non sono banali) oltre ad un
discreto acclimatamento.
Il punto di partenza è la frazione San Giovanni in valle Aurina (a nord di Campo Tures) dove con l’auto si svolta a destra prendendo in direzione della malga Stallila a 1472 m. ottimo rifugio e punto di ristoro.

Volendo compiere la gita in giornata occorre arrivare presto la mattina, sia per la lunghezza dell’escursione, sia per la
scarsità di posti auto (i cartelli qui indicano 5h 30’ solo di salita, tempo non veritiero che si attesta invece sulle 4h).
Io ho fissato la partenza dalla malga verso le ore 7 del mattino.
Con me sale molta altra gente, l’escursione è una delle più gettonate.
Dopo pochi passi, sotto la Punta del Sasso Nero appare già visibile l’omonimo rifugio ma la strada da percorrere è
parecchia.
All’inizio il sentiero è una bella poderale che sale comoda e a tornanti nel bosco, supera la malga Ortner e arriva a
malga Schollberg.
Qui inizia il sentiero vero e proprio e la salita si fa dura.

Con quasi 20kg di zaino sulle spalle, il peso di ricambi e attrezzatura, il ritmo non può essere molto sostenuto,
bisogna dosare le energie.
Il sentiero sale a tornanti per prati e arbusti costeggiando una bellissima cascata.
Il panorama è già magnifico e man mano che si prende quota si osserva una bella porzione della valle Aurina
con i paesi di Lutago e Campo Tures molto più in basso.

A circa 2.110 m. si incontra un primo pannello che mostra il carattere “alpinistico istruttivo” del percorso con brevi
cenni di storia, le quote e la distanza dalla meta.
Curiosa e lodevole iniziativa.
Questo primo pannello segna anche il limite della vegetazione, d’ora in avanti ci si inoltrerà in un ambiente
di alta montagna e si incontreranno pietraie e sfasciumi.
Salendo ancora si incontrano altri due pannelli, rispettivamente a quota 2.340 m. e 2.520 m.
A questo punto davanti è ben visibile il ghiacciaio da superare e il rifugio Sasso Nero in cima ad un salto di roccia.

Panorama immenso e ambiente severo.
Dopo un ulteriore sforzo si giunge in prossimità dell’ultimo pannello a quota 2680 m. e poco oltre ad un grosso
ometto di pietra.
Dopo una sosta obbligata per meglio equipaggiarsi contro il vento si riparte in vista del ghiacciaio, superando due
piccoli laghetti di fusione di un colore molto intenso.
Un’ulteriore sosta per calzare tutta l’attrezzatura è doverosa.
Inizia la parte più bella e impegnativa dal punto di vista fisico ma di vere difficoltà per chi ha un po’ di dimestichezza a
muoversi su questi terreni non c’è nulla.
Il tratto su ghiacciaio non è lunghissimo e porta direttamente sotto il salto di roccia attrezzato con scale e catene
dove è consigliabile assicurarsi col kit da ferrata.

Ho visto molta gente salire senza attrezzatura sia su roccia che su ghiacciaio, solamente con scarponcini leggeri.
Alcuni arrancavano, scivolavano spesso facendo molta fatica nella progressione.
Decisamente consiglio di non seguire l’esempio, la montagna non è mai da sottovalutare e sfidare.
Superato il salto roccioso si esce su un pianoro poco sotto al rifugio e la vista che si apre è incredibile.
A sinistra le Vedrette di Ries, di fronte le valli di Campo Tures con le dolomiti di Sesto sullo sfondo e la Marmolada
è ben visibile, a destra l’alta Pusteria.
La parte tecnica qui finisce e il sentiero su neve e pietraie riprende per quasi 200 m. fino al rifugio.
Alle sue spalle il ghiacciaio immenso del Floiten e la relativa cima, mentre un po’ più a sinistra la Punta Sasso Nero.
Con un ambiente e un panorama così ci si dimentica della fatica e degli sforzi fatti per arrivare fin qui.

Un pranzo con piatti tipici della zona poi è d’obbligo al rifugio.
Appena entrati all’inizio si rimane spiazzati da questa struttura.
Non è il classico rifugio di montagna concepito come altri costruiti anni fa.
Sembra proprio un hotel a cinque stelle e ammetto che la cosa può piacere o meno (polemiche infatti erano sorte prima
della sua costruzione in quanto l’impatto sul paesaggio è notevole).
Il rifugio ha 4 piani con stanze da 2, 4 o più persone, una sala da pranzo tutta a vetrate che consente di ammirare il
panorama e livelli interrati per deposito materiali.
Dopo pranzo e dopo innumerevoli foto nel primo pomeriggio inizio la discesa che mi riporterà a Stallila prima di cena.
Stanco e super felice non vedo l’ora di ripartire per altre escursioni così favolose.
Per chi può consiglio il pernottamento al rifugio con salita il giorno successivo al Punta Sasso Nero (salita non difficile,
attenzione ai crepacci sul ghiacciaio sommitale) o alla Punta Floiten.

Relazione e fotografie di: Daniele Repossi


Note: escursione spettacolare in ambiente di alta montagna.
Il tratto attrezzato e il ghiacciaio non presentano particolari difficoltà, è richiesta un minimo di esperienza a muoversi
su questi tipi di terreno e una buona forma fisica.
Discesa: per la via di salita.
Attrezzatura richiesta: buoni scarponi da media/alta montagna, piccozza e ramponi per il tratto su ghiacciaio,
consigliato kit da ferrata per la parte attrezzata sul salto di roccia sotto al rifugio.