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Rifugio Vedrette di Ries 2.792 m. (Italia – Alto Adige)
in posizione spettacolare nell’omonimo gruppo montuoso nel Parco Naturale Vedrette di Ries-Aurina

rifugio vedrette di ries

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Località di partenza:
parcheggio in località Sager, sulla statale poco prima di raggiungere Riva di Tures, valle di Riva
Quota di partenza: 1.522 m.
Quota di arrivo: 2.792 m.
Dislivello: 1.270 m.
Posizione: in posizione spettacolare nei pressi della forcella Valfredda
nell’omonimo gruppo montuoso nel Parco Naturale Vedrette di Ries-Aurina
Difficoltà: E/EE [scala delle difficoltà]
Ore: 7 a/r
Attrezzatura: classica da trekking
Periodo: da metà giugno a metà settembre
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli

Nel Parco Naturale Vedrette di Ries-Aurina, a 2.792 m. di quota, si trova uno dei rifugi più belli e isolati di
questo gruppo montuoso, in un ambiente severo di alta montagna circondato da alcune delle vette più famose
che superano quota 3.000 m.
Il Monte Nevoso, la Cima Valfredda e la Croda Nera ne sono un esempio.
L’escursione che ho intrapreso parte dalla valle di Riva di Tures in località Sager più precisamente al cippo
chilometrico 8 della statale che proviene da Campo Tures, nei pressi del quale si lascia l’auto nel parcheggio
di una piccola segheria sulla sinistra.

A piedi si percorrono a ritroso circa 200 m. fino a prendere sulla sinistra un ponticello di legno vero punto di partenza
del sentiero (le indicazioni sono ben visibili).
Dopo i primi metri piuttosto pianeggianti su erba e ciottoli ci si inoltra nel bosco e si affrontano i primi 500/600 m. di
dislivello con pendenza piuttosto sostenuta.
Si rompe il fiato e si riscaldano le gambe per la parte più dura che verrà dopo.
Il sentiero è sempre molto ben curato, sale prima a zig-zag nel bosco per poi lambire a gradoni una bella cascata.
Solo qui gli alberi si diradano un po’ e lasciano vedere il Picco Palù alle nostre spalle.

Poco oltre il bosco termina e si arriva ad un bel pianoro dove si trovano due malghe (Geltal).
Siamo in una conca spettacolare immersi nel gruppo delle Vedrette di Ries.
Qui le foto che si scattano sono autentiche cartoline.
I monti che ci circondano, le malghe col bestiame al pascolo, il torrente Geltal che scorre in mezzo al pianoro
fanno di tutto ciò un luogo incantato e fortunatamente ancora incontaminato dell’Alto Adige.
In fondo a questa vallata si innalzano le roccette della forcella Valfredda, già visibile e che andremo a salire a breve.

Il sentiero torna a salire in maniera decisa su prati che lasciano man mano spazio alle pietre e agli sfasciumi.
Enormi gradoni aiutano in alcuni punti a superare sbalzi rocciosi e tra questi sono spesso presenti nevai anche a
stagione avanzata.
Non vi sono mai difficoltà tecniche, si sale decisi senza l’aiuto delle mani.
La salita termina superata la forcella Valfredda dalla quale si può ammirare buona parte del sentiero percorso
col Picco Palù e i ghiacciai dei monti della valle Aurina a fare da sfondo.
Da qui in poi un tratto sempre su rocce e sfasciumi quasi pianeggiante porta direttamente al rifugio lambendo
alcuni laghetti di fusione dai colori incredibili.

Il paesaggio in tutta la zona è quasi lunare data la totale assenza di vegetazione, circondati solo da cime imponenti,
nevai e piccoli ghiacciai.
Sul versante opposto si snoda tutta la valle di Anterselva.
A fianco il rifugio vi è un bellissimo laghetto ancora parzialmente gelato a metà luglio nel quale si specchiano
la Croda Nera e la Cima Valfredda.
Dal rifugio partono numerosi sentieri di varie difficoltà che raggiungono queste e altre cime, buona parte delle quali
raggiungibili senza particolari difficoltà.

Oggi però tira un vento fortissimo che non consente di proseguire.
Dopo un ottimo pranzo al rifugio e numerose foto scattate il primo pomeriggio coincide con l’inizio della discesa.
Il mio consiglio è di fermarsi ancora, per ammirare gli stessi panorami su questi gruppi montuosi con i colori
pomeridiani e del tramonto.
Basta un piccolo cambio di luce e luminosità per dare un tocco ancor più magico al cammino da percorrere a ritroso.

Discesa: per la via di salita.
Possibile anche la discesa sul versante opposto che conduce ad Anterselva.
In questo caso bisogna organizzarsi con i servizi di trasporto che riconducono nella valle di Riva.
Attrezzatura richiesta: nessuna.
Bastoncini e ramponcini in caso di neve ad inizio stagione.

Relazione e fotografie di: Daniele Repossi


Note:
il percorso di salita non presenta alcuna difficoltà tecnica e si svolge su sentiero in ottimo stato passando dal bosco,
ai pascoli e alle pietraie.
Data la lunghezza dell’itinerario e al dislivello notevole, è richiesta una buona forma fisica e un buon allenamento,
oltre alla capacità di muoversi senza problemi in ambienti di alta montagna su terreno accidentato.
In caso di neve residua a inizio stagione sono molto utili i bastoncini e i ramponi per attraversare i numerosi nevai.