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Sentiero delle Fontanelle 1.130 m. (Italia – Tonezza del Cimone)
un percorso rilassante, breve e adatto a tutti, tra prati, boschi, incontri con mucche, cavalli e piccoli animali selvatici

sentiero delle fontanelle


Località di partenza:
parcheggio presso il campo giochi bimbi in zona Campo Chiesa di Tonezza del Cimone (VI),
tra i due campi da calcio
Quota di partenza: 995 m. 
Quota massima raggiunta: 1.130 m.
Dislivello: 1.135 m.
Posizione: il sentiero si sviluppa tra le contrade di Tonezza del Cimone, sull’omonimo altopiano,
al centro dello stesso

Difficoltà:  T / E [scala delle difficoltà]
Ore: 1h per l’anello completo
Distanza: 2,7 km
Segnavia: l’intero percorso è segnato col n° 22.
Sulle cartine topografiche la prima parte, da Tonezza del Cimone alla Contrà Via è anche segnata col n° 537;
il tratto da Contrà Sella al bivio sul Sentiero Excalibur è segnato col n° 539

Tipologia di terreno: prati, acciottolato (saliso), sentiero nel bosco ricoperto di fogliame, asfalto
Periodo: tutto l’anno
Ogni stagione regala colori sempre nuovi e un aspetto diverso al paesaggio
Acqua lungo il percorso: il percorso è molto breve ma, contrariamente dal nome del sentiero, non ci sono fontane
nelle quali riempire le borracce.
Bar sono presenti a Tonezza del Cimone e a Contrà Sella

Attrezzatura richiesta:  nessuna in particolare
Ritorno: si ritorna allo stesso punto di partenza dopo aver compiuto un giro ad anello
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli

Tecnicamente in breve: raggiunto il centro di Tonezza del Cimone, si scende una delle numerose scalinate per i retrostanti
campi sportivi, tra i quali è posto un piccolo parco giochi per bambini (zona Campo Chiesa, via del Partigiano).
Alla sinistra dello stesso, ben visibile, inizia il Sentiero delle Fontanelle preceduto da un pannello informativo.
Si sale agevolmente per prati e boschi per il sentiero n° 22 e si arriva ad un primo bivio dove si prende a destra (indicazioni);
si sale fino alla Contrà Via per poi girare subito a sinistra, passare tra le case, tagliare la strada (Viale degli Alpini) e
proseguire di nuovo in leggera salita fino a uscire poco più in alto a Contrà Sella.
Si attraversa di nuovo la strada e si arriva ad un grande incrocio dove si continua a sinistra lungo il sentiero che,
attraversato un grande prato, si va a congiungere con quello proveniente da ovest (Sentiero Excalibur).
Si continua a camminare tra muretti a secco e lastre di pietra fino ad arrivare ad un bivio dove si prende a sinistra
(sempre sentiero n° 22) e si inizia a scendere verso Contrà Pettinà.
Di nuovo, attraversata la strada si continua su prati ignorando la prima deviazione sulla destra.
Il sentiero passa sul retro di alcune case e orti per poi iniziare a scendere verso il bosco.
Con qualche tornante ci si abbassa fino a ricongiungersi al primo bivio incontrato all’inizio del percorso.
In breve si torna al punto di partenza.

Venendo dalla pianura e puntando verso Arsiero è impossibile non notare il grande Ossario del Monte Cimone di Tonezza. Collocato sulla cima in ricordo dei caduti della Grande Guerra, al suo interno sono tumulate le salme di 2.173 soldati ignoti.
Alle spalle del Cimone, verso nord, si distende in forma piuttosto allungata l’Altopiano di Tonezza, attraversato oggi da
numerosi sentieri che vengono percorsi in ogni periodo dell’anno.
Questo altopiano è intriso di storia e rappresenta uno dei più importanti scenari della Grande Guerra.
Il tema storico, pur rappresentando la maggioranza dei percorsi, non è tuttavia il solo presente e il percorso qui proposto
ne è la prova.
Se volete prendervi una pausa da giri più lunghi e impegnativi o se volete camminare coi vostri bambini in un piccolo
angolo di paradiso, su un itinerario facile e breve ma ricco di stimoli per la loro (e vostra) curiosità e fantasia, il
Sentiero delle Fontanelle che parte da Tonezza del Cimone è proprio l’ideale.
E’ un sentiero davvero semplice che si percorre in un’oretta o poco più, tuttavia conviene spendere una mezza giornata
affrontando un cammino lento e, se possibile, fermando il tempo in uno dei tanti punti di sosta posti lungo il tragitto.
La natura, gli animali e il paesaggio vi ripagheranno liberando mente e corpo e trasportandovi almeno per un momento
in uno scenario idilliaco che vale davvero la pena di scoprire.
Definirlo solo un percorso botanico naturalistico, come ufficialmente viene presentato, è a mio avviso un po’ riduttivo.
Il paesaggio, il territorio e gli scorci panoramici nei quali ci si imbatte sono altresì un grande valore aggiunto.
Non ultimo, la scoperta delle contrade di Tonezza è quantomai affascinante: piccoli e sparuti gruppi di case che mai
si sarebbero viste da vicino percorrendo solo i più blasonati itinerari storici che corrono a margine dell’Altopiano.
Ora, data questa piccola premessa, siamo pronti per imboccare il sentiero.
Vero, c’è un’ultima cosa da dire.
A dispetto del nome, di fontane vere e proprie, come le intendiamo noi, non ne ho vista nemmeno una.
Quindi… no, non possiamo riempire la nostra borraccia e dissetarci nelle giornate più calde.

La cartina segnala solo un paio di queste fontane ma, come vedremo, hanno ormai qualche annetto sulle spalle e
di acqua dalle stesse non ne sgorga più.
Dal parco giochi alle spalle del paese di Tonezza mi porto leggermente verso sinistra fino a raggiungere il visibile
imbocco del sentiero che passa accanto ad un campo di calcio.
All’inizio un piccolo pannello informativo riporta alcune indicazioni tecniche del percorso e una piccola cartina.
Questo sentiero ad anello in realtà un tempo costituiva una via antica che gli abitanti dell’altopiano usavano per
raggiungere il centro del paese dalle varie contrade e per portare ad abbeverare il bestiame.
Una volta le fontane c’erano eccome e gli abitanti se ne servivano anche e soprattutto per il quotidiano approvvigionamento
d’acqua.
Oggi sono rimaste solo un paio di queste testimonianze, per il resto tutto il percorso si presenta come allora, accerchiato
da muretti a secco e dalle tipiche lastre di pietra (le prie), che un tempo servivano a delimitare i pascoli e gli appezzamenti.
Non mancano tratti gradinati e acciottolati, proprio come quello che mi accingo a percorrere.
Per completezza d’informazione va detto anche che questo anello rappresenta solo un tratto di un’antica e più grande
via di transito che partendo dalla sottostante Val d’Astico, passava per Tonezza, superava il Passo della Vena per
giungere infine sull’Altopiano dei Fiorentini.
Superati i primi metri, mi dirigo verso il bosco dove cominciano i primi gradini.
Dopo qualche passo arrivo ad un bivio nel quale un cartello appeso ad un albero indica di proseguire verso destra
per il percorso n° 22.
Continuando a salire arrivo ad un piccolo spiazzo in cui è posta una panchina sotto alcuni rami frondosi, dopodiché
il sentiero si restringe un po’ e, sempre selciato, imbocca la direzione della prima contrada di Tonezza.
Già solo camminando per questo breve tratto iniziale si può immaginare la vita degli abitanti di una volta, quando
si alzavano la mattina presto per curare il bestiame e sbrigare tutte le faccende connesse all’allevamento, per poi
scendere verso il centro del paese, assolvere le funzioni religiose, chiacchierare con i compaesani e far ritorno alle
abitazioni solo verso sera.

Ad occuparsi della pulizia e della manutenzione dei sentieri una volta era la figura comunale dell’ingrossatore.
Lungo il cammino per Contrà Via, sulla sinistra incontro la prima ex fontanella, o meglio incontro un pertugio tra roccia e
terreno dove un tempo si trovava la fontana di questa contrada.
Proseguo nel bosco di faggi e betulle al fresco e nel silenzio, fino ad uscire tra le prime case di Contrà Via.
Sono in un piccolo punto panoramico dal quale si vede il paese di Tonezza e una bella porzione del più distante
Altopiano di Asiago.
Passo per un viottolo delimitato a sinistra dal muretto di una prima abitazione e alla destra da un piccolo steccato:
tale viottolo si trasforma dopo qualche metro in strada.
Sono al centro del piccolo borgo di Contrà Via.
L’intero altopiano non è costituito da vari paesi come comunemente li intendiamo.
Tonezza a parte, il borgo più grande, il territorio è punteggiato da varie contrade disposte a macchie.
Tralasciando la storia millenaria del luogo che vede i primi colonizzatori attratti da pascoli e miniere d’oro e di ferro,
è affascinante dare un occhio alla leggenda.
Si narra che sette briganti fuggiti dal Castello di Marostica dove erano imprigionati e sfuggiti dalle grinfie del terribile
feudatario Ezzelino da Romano, si sarebbero rifugiati sull’altopiano fondando le prime contrade.
La realtà invece fa risalire la nascita di queste al medioevo, quando gli abitanti decisero di dare nomi differenti ai vari paesini.
Sono 12 oggi le contrade di Tonezza: Via, Sella, Pettinà (toccate dal Sentiero delle Fontanelle), Sarcello, Campana,
Costa, Canale, Vallà, Grotti, Fontana, Valle.
Superate le prime case guardo a sinistra dove su un muro di sostegno è presente l’inconfondibile cartello col n° 22
indicante la prosecuzione dell’itinerario.
Un tratto un po’ strano costringe a passare in un carrugio tra le case fino a sbucare sulla strada asfaltata che va attraversata.
Di fronte il sentiero riprende a salire in campo aperto, regalando una bellissima vista verso destra sulle Contrà Fontana e
Grotti, immerse nei pascoli.
Oltre troviamo il Monte Campolongo, mentre alle spalle la visuale è su quel mare verdeggiante dell’Altopiano di Asiago.
Al termine di questa breve salita mi ritrovo sul bordo della strada nei pressi di Contrà Sella dove decido di sedermi su
una panchina molto panoramica per godermi i panorami appena descritti.
Come è possibile avere pace e silenzio stando sui prati accanto ad una strada e vicino alle case?
Semplice: l’Altopiano di Tonezza anche in altissima stagione, non è il classico posto turistico firmato e preso d’assalto
da folle oceaniche di persone.
No, qui è quiete e tranquillità in ogni momento, anche nel posto in cui mi trovo ora.
Resto a lungo su questa panchina a contemplare l’orizzonte, senza alcuna fretta di concludere questo giro.

Attraverso quindi l’incrocio di Contrà Sella e riprendo il sentiero sulla sinistra (indicazioni n° 22 e qui 539) che mi porta
in mezzo ad un oceano verde di prati e pascoli solcato solo da qualche scia; una è la mia, quella che sto seguendo,
delimitata qui dalle caratteristiche prie, ossia lastre di pietra, e muretti a secco.
In realtà di questi percorsi tra le prie ve ne sono numerosi, come numerose sono le diramazioni che si possono imboccare.
E’ molto suggestivo percorrere questo pezzo in piano e alle volte in leggera discesa con la magnifica vista sulla
Valle dei Ciliegi, nella quale prati, alberi e casolari isolati formano una tela di colori da incorniciare e imprimere nella mente.
Qui il panorama sulle cime soprastanti è davvero qualcosa di super.
Spitz Tonezza, Toraro, Melignone, Campomolon, Valbona: ci sono tutte le principali cime che sono state interessate
dalla storia.
Lungo il percorso invece, ogni tanto, è presente una bacheca didattica che riporta le varie caratteristiche del territorio
e delle specie botaniche.
I più piccoli si divertiranno a riconoscere almeno le principali, mentre la restante parte è materia di esperti.
Il soffice sentiero erboso si snoda tra le prie, affronta curva e controcurva e si va ad innestare con il Sentiero Excalibur
col quale condivide qualche metro.
All’incrocio svolto a sinistra e, dopo qualche metro in salita mi ritrovo in uno dei posti più caratteristici, ossia sotto le
enormi fronde del Grande Faggio, sulle sponde di un laghetto, (in questa stagione estiva, purtroppo ridotto a una pozzanghera)
e accanto al Baito delle Coste.
Lo stagno è ridotto un po’ male, ma la foto che ne esce è comunque molto suggestiva, da puzzle.
All’ombra del bosco e di questo faggio di più di 200 anni di età, mi siedo e assaporo tutto il refrigerio possibile.
Un luogo chiamato relax!
Il Baito delle Coste è un vecchio edificio in pietra adibito a stalla e fienile, ancora oggi utilizzato.
Tutto intorno e poco sopra al punto in cui mi trovo, pascolano mucche e cavalli in uno spazio molto grande e recintato.
Il piccolo stagno invece è stato realizzato in tempi antichi per abbeverare uomini e animali, con un bacino di raccolta
dell’acqua piovana.
L’acqua rimane al suo interno per merito del fondo in argilla ricoperto dalle foglie secche di faggio calpestate col tempo
dagli animali che hanno reso il suolo impermeabile.
Anche il faggio è opera dell’uomo, piantato forse per far avere un po’ di ombra al bestiame durante l’abbeveraggio allo stagno. Oggi questa pianta è davvero immensa e impressionante.
Ha visto la guerra, innumerevoli eventi atmosferici e ancora oggi resiste godendo di ottima salute.
Un posto così idilliaco è l’ideale per passarci la giornata, magari leggendo un buon libro.

Seguendo le masiere che una volta delimitavano i confini dei pascoli arrivo ad un altro bivio, in una piccola radura.
Il mio cammino oggi si spinge a sinistra, verso il completamento di questo percorso (a destra proseguirei lungo il
Sentiero Excalibur).
Risalgo pochissimo dislivello passando a fianco ad alcuni cavalli intenti a pascolare.
Uno di loro, incuriosito dalla mia presenza, si avvicina per un saluto.
E’ un bellissimo cavallo bianco che resta lì con me per un po’ prima di congedarsi e tornare al suo pranzo.
In questi enormi spazi aperti gli animali possono pascolare in tutta libertà, godendo di aria e cibo genuino, non
trattato con sostanze che ormai avvelenano il mondo.
Un piccolo paradiso per loro che sono ancora fortunati.
Mi avvio anch’io verso valle dopo aver toccato il punto più alto dell’intero giro (1.130 metri).
Altre bacheche e pannelli informativi si soffermano sulla descrizione della flora che conta in questo territorio oltre 200
specie di erbe spontanee, alberi e arbusti vari.
Alcuni di questi pannelli mostrano però ormai i segni del tempo; quelli rotti e illeggibili andrebbero sostituiti.
Il bel sentiero tra le mura a secco mi porta a Contrà Pettinà dove anche stavolta c’è la strada (deserta) da attraversare.
Poche case, alcune moderne, altre più antiche, fanno da contorno ad un altro scenario da cartolina, cosparso di alberi
da frutto, orti, prati e, poco più a destra e in basso, bosco.
Seguo le prie ignorando una prima deviazione sulla destra.
Continuando dritto arrivo a lambire orti e giardini molto curati e pieni di fiori.
Un cartello appeso ad una baracca di legno cattura la mia attenzione e la frase incisa rappresenta proprio lo scopo del
percorrere questo tipo di sentieri e dell’andar per monti: …prendi il tempo per osservare la meraviglia che ti circonda”.
In mezzo a gerani fioriti e fioriere, spuntano buffi gattini di legno che osservano il viandante.
Che bella casetta e che bel giardino originale!
Più avanti la discesa si fa più marcata e la traccia entra nel bosco.
Cerco di rallentare ancora il passo perché penso sia proprio un peccato concludere questo bel giro.
Entro dopo poco sotto le chiome degli alberi dove il terreno diventa gradinato e inizia a scendere ad ampi tornanti.
Dopo uno di questi, ecco una vera (ex) fontana, quella di Contrà Pettinà.
Oggi è rimasta solo la vasca di raccolta e non scende acqua.
Peccato.
Sto per andarmene quando noto qualcosa inciso sul fronte della vasca.
E’ una data, molto sbiadita nella quale mi sembra di leggere 1840.
Quello che però io interpreto come un “8” potrebbe benissimo essere un “3”, quindi la data essere ancora più antica, 1340.
Non mi stupirei, vista la storia che hanno queste contrade dell’altopiano.
Tra il fresco dei faggi continuo la mia discesa, e in breve mi ritrovo al bivio superato in partenza.
Un ulteriore breve tratto di sentiero e sono di nuovo a Tonezza, al parco giochi bimbi.

Molto soddisfatto e col sorriso sono giunto alla conclusione di un anello che consiglio di non perdere.
L’ideale per famiglie con bambini (senza però i passeggini, in quanto il terreno è troppo sconnesso), per godersi con
tutta calma l’ambiente tipico di queste zone che altrimenti a torto passerebbe inosservato.
Lo scopo di questi percorsi è quello di porre l’escursionista al centro dello scenario magnifico dell’altopiano,
uno scenario che potrà essere goduto appieno solo con un passo lento, una vista buona, pazienza e tanto spirito di
osservazione per le piccole cose alle quali spesso non si dà importanza.
Questo anello è consigliabile percorrerlo in tutte le stagioni dell’anno, più volte, per cogliere ogni singola sfumatura che
la natura ci regala.

Relazione e fotografie di: Daniele Repossi


Note:
un percorso molto rilassante, breve e adatto veramente a tutti.
Prati, boschi, incontri con mucche, cavalli e piccoli animali selvatici, susciteranno l’interesse anche dei più piccoli che
si divertiranno a camminare immersi nella natura seguendo le prie (lastre), e le masiere (muri a secco), con le quali sono
delimitati ampi tratti del percorso.
Non mancano pannelli didattici inerenti alle numerosissime specie botaniche presenti, e grandi scorci panoramici sulle
contrade dell’altopiano, nonchè sui più elevati monti di Toraro, Campomolon e Spitz Tonezza.