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Piana D’Avino e Passo del Croso 2.395 m. (Italia – Alpe Veglia)
8 laghetti che “sbucano all’improvviso” dalla Piana D’Avino: si resta senza parole, davanti a tanto spettacolo non c’è
molto da dire, è possibile solo contemplare

piana d'avino e passo del croso


Località di partenza:
Ponte Campo 1.319 m.

Quota di partenza: 1.319 m.
Quota di arrivo: 2.395 m.
Dislivello: 1.076 m.
Posizione: Alta Val Cairasca – Alpe Veglia
Difficoltà: E con il seguente percorso: Ponte Campo – Alpe Veglia – Lago D’Avino – Piana D’Avino – Passo del Croso
[scala livelli difficoltà]

Ore: 4h 45 minuti (percorso di salita) – 4h (percorso di discesa)
Periodo: da metà / fine giugno a fine settembre (previa verifica delle condizioni di innevamento)
e
inaccessibile per molti mesi dell’anno
Attrezzatura richiesta: classica da trekking 
Discesa: per il percorso di salita

Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli

Benvenuti o bentornati sulle pagine del nostro sito.
Quello che vi documentiamo oggi è un giro di trekking da favola.
Un meraviglioso percorso che vi porterà a toccare e scoprire ben 8 laghi su un esteso pianoro erboso a ridosso del
Monte Leone.

La Piana D’Avino, oltre ad essere particolarmente piacevole da attraversare, oltre a “nascondere” laghetti dai colori
differenti tra loro che “saltano fuori” all’improvviso, oltre ad essere incastonata in un ambiente di alta montagna, offre una
vista superlativa su tutto il comprensorio difficilmente descrivibile per bellezza e vastità.

Siamo nei primi giorni del mese di agosto, e nel passato inverno ho più volte guardato sulla mappa questa zona che mi
ha intrigato fin da subito, e che volevo assolutamente esplorare e documentare.

Il risultato è stata un’escursione tra le più belle in assoluto di questo anno 2021
Mettetevi comodi, perché adesso abbiamo molte cose da raccontare.

La giornata si presenta con meteo favorevole, un cielo completamente sereno, salvo qualche nuvola nel pomeriggio
e un’aria frizzantina che alle 8 del mattino non supera i 7°.

Il percorso di avvicinamento in auto all’Alpe Veglia, prevede di prendere l’autostrada A26 in direzione di Gravellona Toce e
andare in direzione del paese di Varzo, per poi salire lungo la strada stretta e tortuosa fino a San Domenico e
successivamente proseguire sempre in macchina ancora per qualche minuto, fino a Ponte Campo dove la strada termina.

A Ponte Campo si può parcheggiare in un ampio prato con una modesta cifra per l’intera giornata.
Inizia da qui, appena attraversato il ponte, il percorso di salita per l’Alpe Veglia.
La strada (superato il ponte), è un’ampia poderale che si addentra subito in un fitto bosco di larici che nel periodo
primaverile ed estivo si presenta verdissimo e con il classico profumo della resina dei pini.

Questa poderale denominata “strada per il Veglia”, è l’unica via di accesso all’Alpe Veglia partendo da Ponte Campo, è
una sorta di “traverso” lungo tutta la linea di una montagna molto ripida che termina nel torrente Cairasca.

Dalla poderale, se guardiamo verso il basso dove scorre il torrente Cairasca, restiamo impressionati dal salto nel vuoto di
decine e decine di metri.

Questo è il motivo per il quale dal mese di novembre, fino al mese di maggio, non è possibile salire in alcun modo al Veglia,
in quanto i ripidi pendii favoriscono la formazione di ampie e frequenti slavine lungo tutto il percorso.

La salita è continua fino alla Cappella del Groppallo 1.723 m. un piccolo edificio religioso, tuttavia da qui in poi la
pendenza per raggiungere la Piana del Veglia è terminata, avremo percorso 400 metri di dislivello, e la strada
prosegue su un falso piano ancora per una quindicina di minuti, prima di arrivare all’ingresso della Piana.

Ingresso contrassegnato da una croce e da una staccionata in legno che funge da cancello sempre aperto, quasi un
accesso in paradiso, perché davanti ai nostri occhi si apre un immenso pianoro percorribile a piedi su mulattiera,
formando un grande anello.

Tutto attorno le imponenti cime delle Alpi, il Monte Leone, le pinete, i prati, i corsi d’acqua, i pascoli, diverse panchine, e
alcuni minuscoli borghi.

Un’oasi di pace raggiungibile solo a piedi, preservato dal caos e dall’affollamento: un grande valore aggiunto.
Dalla Piana del Veglia bisogna tenersi sulla parte sinistra, entrando nel piccolo borgo di Cianciavero.

Incomincia qui il percorso di salita che porta al Lago D’Avino.
Dopo aver attraversato in due minuti Cianciavero, il sentiero si addentra in un fitto bosco di larici che ci accompagnerà
per circa un’ora di salita.

Passeremo per le “marmitte dei giganti”, che sono dei pozzi glaciali, creati dall’erosione dell’acqua sulla roccia, e
alimentati costantemente dalle cascate che scendono dal lago.

La salita al D’Avino prosegue fino a un masso sul quale è indicato con vernice rossa e bianca un bivio:
“percorso ripido o facile”.

Noi abbiamo optato per il “percorso facile” che da questo punto, prevede un’ora di salita a zigzag su sentiero permettendo
di prendere un buon dislivello in poco tempo.

Ben visibile il Pian Cucco e la Piana del Veglia, questo tratto è un pò faticoso, ma raggiunta la sommità del colletto,
giungeremo su un pianoro erboso dal quale cominciamo a intravvedere il Lago D’Avino che si materializzerà in pochi
minuti davanti ai nostri occhi, emozionandoci come ogni volta dal suo colore blu scuro / verde smeraldo, con le nuvole che
si specchiano all’interno, il tutto a ridosso del Monte Leone.

Ma oggi il Lago D’Avino non rappresenta per noi il punto di arrivo di un’escursione, bensì il punto di partenza per il
giro che abbiamo più volte visto sulle cartine nel lungo periodo invernale, e sulle quali sono indicati diversi
laghi senza nome.

Questo aspetto dei molti laghi sparsi lungo la Piana D’Avino ci ha incuriosito e intrigato, e vogliamo andare a vederli
e documentarli, capire cosa c’è, siamo impazienti.
Andremo quindi a scoprire il tesoro che si nasconde nella Piana D’Avino fino a raggiungere il Passo del Croso che
si trova all’estremità opposta.

Dopo una breve sosta al Lago D’Avino, obbligatoria per fotografare questo grande bacino artificiale, proseguiamo su
un sentiero che per un breve tratto leggermente esposto, (ci sono dei cavi di acciaio che aiutano nella progressione),
ci porterà sulla diga di contenimento del lago.

Il passaggio sulla diga è ampio, in cemento, ed è attraversabile in pochi minuti, portandoci sulla riva opposta, dove
inizieremo il nostro percorso su un sentiero che inizialmente costeggia il grande lago che osserviamo da un altro
punto di vista.

Davanti ai nostri occhi, da un lato troviamo tutta la catena del Monte Leone, e dal lato opposto questo enorme
falso piano erboso che percorriamo a piedi tralasciando il sentiero e andando a intuito.

In montagna non abbandoniamo mai le tracce indicate e i sentieri, che garantiscono sempre sicurezza e orientamento,
ma qui nelle immediate vicinanze, non ci sono pericoli.

Il cammino è un continuo sali scendi, formato da decine di collinette naturali, poco faticoso e avviene quasi tutto su erba,
alternato da piccole rocce che affiorano.

Ed è proprio tra queste collinette naturali e quindi nascosto fino all’ultimo, che vediamo improvvisamente affiorare un
primo lago dall’acqua limpidissima, nel quale si rispecchiano le nuvole, il Monte Leone e i fiori che contornano questo
gioiello naturale tanto bello quanto inatteso.

Non troverete nessun cartello che indica la presenza di questi laghi e nessun nome è stato a loro assegnato.
Una delle “chicche” di questo posto è la naturalezza, dove tutto è lasciato al caso, e dove la “presenza umana” è quasi
nulla (che meraviglia!!!)

Nell’arco della giornata abbiamo visto in lontananza camminare solo tre persone….
La Piana D’Avino resta inaccessibile per molti mesi all’anno, (quindi inaccessibile da novembre a fine maggio / giugno)
completamente ricoperta da un’ampia coltre di neve (vedi video Lago D’Avino in inverno).

Felici come bambini per la scoperta del primo laghetto, proseguiamo in fila indiana e dopo circa 10 minuti, si materializza
davanti a noi un secondo lago più arrotondato rispetto al primo.

Qui oltre alla purezza dell’acqua, ammiriamo la sua posizione rivolta verso la vallata opposta quella del Passo di
Boccareccio 2.783 m., la Cima delle Piodelle 3.081 m. e verso tutta la l’immensa catena delle Alpi svizzere, con
decine di punte e passi di montagna individuabili e riconoscibili solo attraverso una mappa e dopo una attenta
analisi della carta.

Le nuvole del cielo si rispecchiano nell’acqua insieme all’erba e ai fiori che lo circondano.
Che posto, che incanto !!!
Sulla nostra destra, a ridosso del Monte Leone, ampi residui di nevai restano ben ancorati alle ripide pareti.
Proseguiamo in direzione del Passo Croso, ma ben presto incontriamo un terzo lago, più piccolo e dal colore marroncino, riprendendo la colorazione del terreno sottostante.

Lungo il percorso superiamo qualche nevaio ancora presente dal passato inverno e, tra uno di questi ecco sbucare
un quarto laghetto parzialmente immerso nella neve, con un colore dell’acqua che varia dal verde, all’azzurro, con il
bianco delle nuvole del cielo che si rispecchiano all’interno.

Successivamente troveremo altri laghetti, di cui uno dal particolare colore marrone scuro – rossastro.
(tutti i laghetti incontrati li potete trovare nella galleria fotografica di questa pagina).
Il cammino verso il Passo del Croso, man mano che avanziamo, alterna un terreno meno erboso e maggiormente ricco di
pietre che diventano sempre più grandi, e in alcuni casi hanno una posizione talmente strana che sembrano siano state
posate dalle dita di un gigante.

Superiamo un ampio nevaio e ci portiamo quasi alla fine della Piana D’Avino, arrivando al Passo del Croso che
termina con un salto nel vuoto impressionante.

Ci fermiamo ad osservare in silenzio.
In basso, molto in piccolo intravvediamo Ponte Campo e successivamente San Domenico, alzando leggermente lo
sguardo ben evidente il Monte Teggiolo 2.391 m. mentre alla nostra sinistra abbiamo il Pizzo Valgrande 2.529 m., le
Torri del Veglia 2.224 m., la Cima di Valtendra 2.693 m., il Monte Cistella 2.880 m. e potremmo continuare l’elenco ancora
piuttosto lungo perché da qui la visuale verso il versante italiano è da favola.

Ci fermiamo per una sosta rigeneratrice e per apprezzare il posto, la sua tranquillità, la sua pace, il suo silenzio.
Si resta senza parole, davanti a tanto spettacolo non c’è molto da dire, è possibile solo contemplare.

Dal Lago D’Avino al Passo del Croso abbiamo impiegato oltre un’ora abbondante di cammino, (rispetto ai 45 minuti indicati dall’unico cartello che abbiamo trovato), ma ci siamo fermati diverse volte a fotografare e ammirare un posto veramente incantevole in tutto.
Durante la nostra sosta, il sole si alterna alle nuvole che corrono velocemente nel cielo.
Non fa freddo, ma il pile diventa indispensabile per garantire un buon comfort termico.
Tra le rocce affiorano magnifici fiori dai colori vivaci che passano dal viola al rosa, dal giallo al rosso.
Che favola, che ambiente.

Mi rendo sempre più conto che quando lasciamo fare il suo corso alla natura, tutto è perfetto, tutto è incastonato in modo impeccabile, e l’uomo dovrebbe imparare a rispettare un equilibrio delicato, senza sfruttare con egoismo, fino all’ultima
risorsa le bellezze che ci circondano.

Verso metà pomeriggio a malincuore ci incamminiamo per rientrare in direzione della Piana del Veglia.
Il percorso di discesa è lo stesso di quello della salita e lo affronteremo con un passo lento, per poter godere fino all’ultimo
minuto di questi posti, di questo spettacolo.

Attraversiamo un nevaio che sembra essere una grande duna di sabbia.

Il sole lentamente scende verso il Monte Leone, regalandoci un gioco di luci e ombre tra le nuvole e tra le vette
veramente magico.

Dall’alto vediamo laggiù in fondo la Piana del Veglia che raggiungiamo dopo circa 3 ore di cammino.
Oggi abbiamo la fortuna di fermarci sulla Piana del Veglia ancora per qualche giorno, e poter vivere, percorrere e
raccontare altre escursioni in questi posti veramente unici.

Tuttavia dalla Piana del Veglia bisogna considerare ancora un’ora di discesa per arrivare a Ponte Campo e ritrovare
l’auto al parcheggio.

Si chiude una giornata tra le più belle in assoluto, e dentro di noi porteremo un ricordo indelebile di un posto in un
ambiente grandioso sotto tutti i punti di vista.

Relazione, fotografie e riprese video di: Michele Giordano, Gaia Giordano, Andreina Baj e Daniele Repossi


Note: la Piana D’Avino “nasconde” tra le sue torbiere e tra i suoi magnifici prati, 8 laghetti che “sbucano” fuori
all’improvviso tra i vari sali – scendi: mai visto nulla di così bello.
Tutto questo avviene a ridosso del Monte Leone, e nei pressi del Lago D’Avino con il suo colore blu scuro che varia a
secondo del posizionamento del sole.

Il Passo del Croso offre una vista mozzafiato su decine e decine di vette e montagne che si accavallano una dopo l’altra,
e guardando sotto, con un salto di oltre mille metri, troviamo Ponte Campo e San Domenico.

Giro entusiasmante sotto tutti gli aspetti, fattibile anche in giornata, ma bisogna considerare oltre mille metri di dislivello e
oltre 4 ore 1/2 di cammino per la sola andata.

La fatica verrà ampiamente ripagata dallo spettacolo e avrete voglia di tornare il prima possibile !!
Poche / quasi inesistenti le indicazioni lungo il percorso.
Una curiosità: ci troviamo esattamente sopra di circa 1.500 m. al tunnel del Sempione.