Rifugio Federico Chabod 2.710 m. (Italia – Valsavarenche)
una balconata posta ai piedi della parete nord-ovest del Gran Paradiso, adatta a chi ama la natura, il silenzio e l’alta montagna
Sentiero di facile accesso, che in poco meno di tre ore, conduce a destinazione in un ambiente grandioso

Località di partenza: Pravieux-Desot 1.830 m. (Valsavarenche)
Punto intermedio: Malghe di Lavassey 2.194 m. (Valsavarenche)
Punto di arrivo: Rifugio Federico Chabod 2.710 m. (Valsavarenche)
Quota di partenza: 1.830 m.
Quota di arrivo: 2.710 m.
Dislivello: circa 880 m.
Posizione: Parco Nazionale del Gran Paradiso – Alta Valsavarenche
Difficoltà: E [scala delle difficoltà]
Ore: 2h e 45 minuti per il percorso di salita dal parcheggio di Pravieux-Desot al Rifugio Federico Chabod,
e circa 2h e 20 minuti per il percorso di discesa che avviene sullo stesso tracciato dell’andata
Periodo: da inizio giugno a metà ottobre (previa attenta verifica delle eventuali condizioni di innevamento e
stabilità del manto nevoso)
Attrezzatura richiesta: classica da trekking
Segnavia: n° 5
Rifiuti: ecco cosa bisogna sapere prima di abbandonarli
Ogni passo che faremo oggi, ci permetterà di addentrarci nel cuore della Valsavarenche, all’interno del Gran Paradiso,
il parco naturale più antico d’Italia.
E’ salendo e percorrendo questi sentieri, che si riesce a rigenerarsi, “dimenticando” e “abbandonando” la quotidianità
e ritornando a vivere la spartana via della montagna.
Raggiungeremo la terrazza del rifugio, che si affaccia sul massiccio del Gran Paradiso, dove il vostro sguardo
verrà catturato dalla maestosità dei ghiacciai e dalle linee di cresta che interminabili, circondano e accerchiano
una delle zone più esclusive della Valle d’Aosta.
Benvenuti sulle pagine del nostro sito: si parte adesso per un nuovo viaggio.

Il piccolo parcheggio sterrato di Pravieux-Desot è il punto di partenza del sentiero n° 5 che ci permetterà
di raggiungere il Rifugio Chabod.
Per arrivare a Pravieux-Desot, bisogna prendere la SS26 (tratto Aosta – Courmayeur) dove tra Villeneuve e Arvier,
si svolta in direzione della Valsavarenche.
Si risale in auto la tortuosa SR23 che è l’unica strada che percorre e attraversa l’intera Valsavarenche e,
poco prima di arrivare alla minuscola frazione di Pont (dove la SR23 termina), troverete un grande cartello,
con la scritta Rifugio Chabod.
Si supera a piedi un ponticello di legno che passa sopra l’impetuoso Torrente Savara e ci si addentra all’interno
di un fitto bosco di larici.
Il segnavia da seguire è il n° 5, con un tempo di percorrenza indicato di circa 2h e 45 minuti.
La prima parte del percorso avviene su un ampio sentiero che risalendo a zig zag, attraversa per circa 1h 1/2 il fitto bosco.
Pensate che questo ampio sentiero è una delle tante Strade Reali, che il Re Vittorio Emanuele II ha fatto costruire,
per poter raggiungere con maggior praticità gli appostamenti di caccia.
Dopo circa mezz’ora di salita, arriverete nei pressi di una piccola area di sosta, dove alcune panche di legno
ricavate da tronchi d’albero, permettono di guardare il paesaggio in direzione di Pont Valsavarenche.





Il tracciato prosegue e in un’ora dal punto di partenza, ci porta nei pressi delle Malghe di Lavassey 2.194 m.
un gruppo di casette in pietra adibite prevalentemente al ricovero per le mucche.
Aggiriamo sulla destra le malghe, seguendo le indicazioni e proseguiamo all’interno del bosco, ma prendendo quota,
i larici lasciano ben presto spazio agli arbusti che successivamente si trasformano in poco tempo in ampi (e bellissimi)
prati ricoperti da fiori.
In questo modo, la vista si apre e ci permette di incominciare ad apprezzare le montagne dalle quali siamo contornati.
Il panorama in continua evoluzione man mano che guadagniamo metri di dislivello, ci accoglie con le masse
rocciose del Gran Paradiso, con i ghiacciai (essendo a inizio della stagione estiva), ancora ampiamente ricoperti
da un fitto manto nevoso.
Tuttavia l’ampia e lunga morena, oramai non accoglie più il ghiacciaio, che nel corso di questi ultimi anni si è ritirato
in modo impressionante…
Il sentiero è per tutta la tratta ottimamente indicato e facilmente intuibile.
Inoltre i quasi 900 m. di dislivello previsti per oggi, si superano dolcemente, perchè la salita è quasi sempre graduale
lungo l’intero percorso.







Camminare su questi immensi pendii erbosi e fioriti, con accanto il torrente di acqua limpidissima, creato dalla fusione
della neve e del ghiaccio, con un panorama così maestoso è veramente indescrivibile quello che si prova.
Il profumo dell’aria fresca, frizzante e purissima, il silenzio, i colori, l’ambiente, la biodiversità, è un immersione totale
nella natura….. e siamo ben felici di aver abbandonato il “mondo civilizzato” per ritrovarci in questa idilliaca atmosfera.
Paesaggi mozzafiato ci stanno guidando e ci accompagnano in questo cammino e dopo ogni passo, si aprono
nuove prospettive.
Si arriva così nei pressi di un ponticello di legno, dove svoltando a destra e attraversandolo è possibile intraprendere
in circa 1h e 40 minuti, la “traversata Rifugio Chabod – Rifugio Vittorio Emanuele”, tramite il sentiero n° 1A.
Noi invece proseguiamo dritti in direzione del Rifugio Chabod e dopo pochi minuti, alla nostra sinistra,
sopra un costone di roccia, intravvediamo il tetto.
Il sentiero devia totalmente, facendoci fare una “inversione a “U” e in circa 15 minuti e gli ultimi 50 m. di dislivello,
ci accompagna al pianoro dove ci aspetta il Rifugio Federico Chabod.
Raggiunto in circa 2h e 45 minuti di salita.
Arrivare fino qui, non significa solo raggiungere una struttura, ma si ottiene un punto di vista unico sul Gran Paradiso
e su vallate magiche, con panorami da incanto.







Ubicato ai piedi della parete nord-ovest del Gran Paradiso, il Rifugio Chabod è aperto anche nella stagione primaverile
per gli amanti dello sci d’alpinismo.
L’idea di costruire quassù questo rifugio, è del lontano 1966 e venne a gruppo di Guide Alpine aderenti alla
Società delle Guide della Valsavarenche.
Nel 1967 il progetto venne presentano all’Ente Parco del Gran Paradiso, ma si dovette attendere fino all’anno 1976
per poter ottenere il benestare definitivo: difficile riuscire ad avere i permessi da un parco naturale.
Nel 1978 vennero avviati i lavori, (supportati finanziariamente anche dalla Regione Autonoma della Valle d’Aosta)
e la struttura fu inaugurata il 28 luglio del 1985
I lavori sono stati eseguiti solo nel periodo estivo, perchè a queste quote, per la maggior parte dei mesi dell’anno
la neve ricopre tutto.
Successivamente negli anni 2005 – 2006 la struttura venne ampliata e oggi è formata da 2 parti: il rifugio invernale
e quello estivo.
La capienza totale del pernottamento del Rifugio Chabod è di 85 persone.
Appena arrivati è la grande terrazza, con tavoli e panche in legno che focalizza la nostra attenzione.
Sedersi sulle panche e osservare le maestose vette che ci circondano, con il Piccolo Paradiso e il Gran Paradiso,
l’Herbetet, la Grande Aiguille Rousse, la Pointe de La Basei, la Cima di Entrelor, solo per citarne alcune, è qualcosa
di veramente unico.
Davanti a noi la bandiera italiana, quella della comunità europea e quella valdostana, tutte “strappate” dal vento che qui
quando soffia intensamente, sferza ogni cosa.
Accogliente, ben strutturato e piacevole, le camere del Rifugio Chabod, sono equipaggiate con letti a castello,
e hanno i nomi delle montagne.
La cucina (tipicamente valdostana) è ottima e noi ci siamo “sentiti a casa”, in un ambiente nel quale fin dall’inizio
ci siamo trovati bene.
Questo Rifugio oltre ad essere per molti un “punto di arrivo”, per altri è considerato un punto di partenza per affrontare
la via normale del Gran Paradiso lungo la parte nord ovest.









Qui nei pressi del Rifugio Chabod, abbiamo posato uno dei sassi disegnati da Andreina.
Mentre percorriamo i sentieri, raccogliamo dei sassi dalle forme particolari, che una volta arrivati a casa vengono lavati,
spazzolati, dipinti e disegnati.
Nelle successive uscite di trekking, questi sassi sono da noi, nuovamente posati lungo i percorsi,
per regalare un sorriso a chi avrà il piacere di raccoglierli e custodirli come nostro “porta fortuna”.
Un gesto semplice e carino che abbiamo voluto sviluppare grazie alla capacità grafica e generosa di Andreina,
che ringraziamo per il prezioso contributo.

L’Alta Valsavarenche è un patrimonio unico di bellezze naturali, ma anche fragile.
E’ un ambiente nel quale bisogna essere particolarmente rispettosi, per non disturbare gli animali selvatici,
che qui in questa meravigliosa area, abitano tutto l’anno.
Oggi non abbiamo potuto fare nessuna fotografia aerea con il nostro drone, perchè in zona, il sorvolo è vietato dall’ente parco.
Il percorso di discesa è lo stesso affrontato all’andata.
Tuttavia, dopo circa 10 minuti dall’aver lasciato alle spalle il Rifugio Federico Chabod, c’è la deviazione per raggiungere
in circa un’ora e 40 minuti il Rifugio Vittorio Emanuele II (un’altra meraviglia, ampiamente descritto all’interno del nostro sito).
Bisogna però tener conto che scendendo dal Vittorio Emanuele II, arriverete su Pont Valsavarenche, che a piedi dista
circa 25 minuti da percorrere sulla SR23, per raggiungere il parcheggio dove avete lasciato la macchina.
Relazione e fotografie di: Michele Giordano e Andreina Baj

Note: il Rifugio Federico Chabod, è una balconata posta accanto alle vette più prestigiose del Gran Paradiso.
Il sentiero ottimamente tracciato e indicato, è sempre di facile accesso.
Servono 2h e 45 minuti per arrivare a destinazione, con un percorso che si alterna tra boschi di larici, ampi prati ricoperti
da fiori e zone più selvagge quando si raggiunge la quota finale.
Essere lassù, isolati dal mondo, è impagabile.
