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Trollfjord (Norvegia – Lofoten)
una mini crociera emozionante, tra l’azzurro / grigio del mare, il verde della vegetazione, e il bianco della neve
ancora presente nel mese di agosto sulle cime delle montagne

Si entra così, dopo un’ora 1/2 di navigazione, in un corridoio stretto tra imponenti pareti rocciose,
che scendono a picco in verticale direttamente nel Mare di Norvegia

Trollfjord - Andreina Baj

Per chi ci conosce e frequenta le pagine del nostro sito, sa bene che ci occupiamo prevalentemente
di percorsi di trekking ed escursionismo.

Ma oggi, vogliamo presentarvi (e consigliarvi), una mini crociera, che vi permetterà di andare ad ammirare
il fiordo di Trollfjord, raggiungibile solo via mare.

Infatti per raggiungere Trollfjord non ci sono alternative, non ci sono strade e non ci sono sentieri.
Trollfjord è uno stretto passaggio, largo non più di 100 m. tra imponenti e verticali pareti rocciose che si innalzano
direttamente dal mare: Trolltindan 1.084 m., Blåfjell 998 m. e Litlkorsnestinden 980 m.

Prima di lasciare la parola ad Andreina, che vi spiegherà nel dettaglio cos’è Trollfjord, vi riporto qualche informazione
che potrebbe rivelarsi utile.

Il molo del porto di Svolvær è il punto di partenza per raggiungere questo fiordo.
Ci sono due possibilità: prenotare il gommone e vestirsi con tute impermeabili e raggiungere a tutta velocità
questo luogo magico, oppure prendere un catamarano / battello, e con un andamento molto più rilassante e tranquillo,
ammirare l’intero percorso (da incanto) e arrivare ed entrare in questo “corridoio naturale”.

Entrambe le opzioni sono valide e interessanti.
Noi abbiamo optato per la seconda, perché l’attrezzatura fotografica e informatica che avevamo negli zaini,
ci “richiedeva” qualcosa di più soft.

Il consiglio è quello di effettuare la prenotazione online per assicurarsi il posto: tutto il resto “verrà da se”,
comprese le aquile di mare che vedrete a pochi metri da voi.

Trollfjord - Norvegia - Lofoten

TROLLFJORD – Il fiordo che non dimentichi
Chi percorre il Raftsundet, lo stretto che separa le Lofoten dalle Vesterålen, non si aspetta nulla di particolare.
La rotta scorre lineare, le montagne si susseguono l’una dopo l’altra con la loro solita maestosità, e il mare si restringe
e si allarga a tratti, come un respiro lento e costante.
Poi, d’improvviso, accade qualcosa: là dove la costa sembra un muro compatto di granito, si apre una fenditura stretta,
quasi invisibile.
È l’ingresso del Trollfjord: una soglia nascosta, un varco misterioso, un passaggio che porta in un mondo diverso da ogni altro.
Chi lo ha visto una volta non lo dimentica più.
La barca rallenta, i passeggeri si affacciano sul ponte.
Il varco sembra troppo angusto perfino per un’imbarcazione di medie dimensioni, appena un centinaio di metri.
Da lontano pare una trappola: due pareti verticali che si avvicinano come per chiudersi, ma oltre quella soglia
si apre uno spazio inatteso.
Le acque si allargano, le montagne si alzano come torri, e il fiordo si rivela in tutta la sua magnificenza.
È lungo solo due chilometri, ma sembra infinito.
È stretto e compatto, ma appare immenso.
Le pareti di roccia precipitano a picco nel mare, i pendii sono ricamati di cascate sottili che cadono come fili d’argento,
e l’acqua riflette il cielo con una calma surreale.
Chiunque entri nel Trollfjord prova la stessa sensazione: quella di essere ammesso in un santuario naturale,
un luogo che non appartiene del tutto al mondo degli uomini.
Dentro il Trollfjord regna un silenzio diverso, un silenzio vivo.
Non ci sono villaggi, non ci sono case né strade, solo la voce del vento e il richiamo degli uccelli marini.
Ogni tanto un’aquila appare in cielo, immensa, con le ali spiegate sopra l’acqua, e il suo volo sembra dare forma al tempo. 
Chi spegne il motore della barca all’interno del fiordo scopre un suono raro in Europa: il silenzio totale.
Solo interrotto dal fruscio di un’ala, da una goccia d’acqua, da un richiamo lontano.
Questo silenzio vale quanto il paesaggio stesso.
In estate la luce non abbandona mai le montagne: le ore si confondono, il tempo perde consistenza.
Le rocce si colorano di rosso e oro, l’acqua diventa un specchio liquido di metallo fuso, e i viaggiatori restano in silenzio,
incapaci di distinguere sera e mattino.

In inverno, invece, il fiordo si trasforma in un luogo di ombre bluastre e il buio avvolge ogni cosa.
Ma quando il cielo si illumina di aurore boreali, con drappi verdi e viola che danzano sopra le cime,
il Trollfjord sembra diventare davvero un palcoscenico per gli dèi del Nord.

Trollfjord - Norvegia - Lofoten
aquila a Trollfjord
Trollfjord - Norvegia - Lofoten

TROLLFJORD – e la leggenda
Questo fiordo porta inciso nel suo stesso nome il segno del mito.
La leggenda racconta che due troll giganti, Vågakallen e Hinnøygubben, si affrontarono qui in una lite furibonda.
Si racconta che un tempo cercassero di tenere lontani gli uomini, soffiando tempeste e facendo tremare le rocce,
ma ad un certo punto si contesero il diritto di pascolare le proprie mandrie nelle paludi di Raftsundet, e il litigio degenerò
in una lotta colossale.
Hinnøygubben, colto dalla rabbia, vibrò un colpo d’ascia che spaccò la roccia.
L’urto aprì una fenditura improvvisa e profonda: l’ingresso del Trollfjord.
Ma l’alba sorprese entrambi i giganti, e come tutte le creature di pietra del Nord, al contatto con la luce del sole
si trasformarono in roccia.
Chi guarda le montagne non può fare a meno di cercare figure.
I profili dei crinali, le rocce sporgenti, le pieghe della pietra sembrano assumere forme di nasi, menti, spalle gigantesche,
proprio quelle dei troll, pietrificati dal sole mentre tentavano di attraversare il fiordo.
Alcuni giurano di vedere figure intere: un troll seduto a sorvegliare l’ingresso, un altro sdraiato lungo la parete,
un terzo che sembra reggere con le spalle la montagna. 
Ancora oggi, nelle notti di burrasca, i pescatori giurano di sentire un respiro profondo provenire dalle montagne:
il respiro dei giganti, intrappolati per sempre tra le pareti del fiordo.
Il nome stesso lo suggerisce: questo è il fiordo dei troll, e chi entra lo fa da ospite, sotto lo sguardo vigile
di giganti addormentati.
Il Trollfjord è selvaggio, intatto, come se il tempo si fosse dimenticato di lui.
E forse è proprio questa la sua forza: racchiude in pochi chilometri l’essenza della Norvegia del Nord,
condensando natura estrema, storia drammatica e mito antico in una cornice che lascia senza fiato.

Chi visita oggi il Trollfjord trova solo acqua, roccia e silenzio.
Ma un tempo, dietro quell’apparente vuoto, si consumavano scene di vita e di fatica che hanno segnato la storia delle Lofoten.
Il fiordo non era solo un luogo di bellezza: era un campo di lavoro, a volte un rifugio, a volte un teatro di conflitti.
Ogni inverno, i branchi di merluzzo artico scendevano dal Mare di Barents per deporre le uova lungo le coste delle Lofoten.
Era un appuntamento ciclico, prevedibile come il sorgere del sole, e per secoli ha rappresentato la fonte principale
di sostentamento per intere generazioni di norvegesi.
Migliaia di pescatori si radunavano nelle isole, venendo anche da villaggi lontani, pronti a rischiare la vita nelle acque gelide
pur di assicurarsi una buona pesca.
Le loro barche erano piccole, leggere, spesso a remi o a vela.
Non c’erano motori, non c’erano strumenti moderni.
Solo la forza delle braccia e la conoscenza del mare.
Le tempeste erano frequenti, il freddo pungente, le notti interminabili.
Molti non facevano ritorno, e il mare del Nord ha custodito i corpi di innumerevoli uomini.
Sulla terraferma, intanto, il lavoro continuava.
Le donne si occupavano di preparare il pescato: il merluzzo veniva appeso su graticci di legno, esposto al vento gelido
e all’aria secca.
Così nasceva lo stoccafisso, un alimento che divenne presto merce preziosa per l’Europa intera.
In Italia, ancora oggi, il baccalà alla vicentina o alla genovese conserva quel legame antico con le Lofoten.
Dalle piccole isole del Nord, il merluzzo viaggiava fino ai porti mediterranei, intrecciando economie e culture.

Trollfjord - Norvegia - Lofoten
Trollfjord - Norvegia - Lofoten

Ma il Trollfjord non era solo un rifugio naturale.
Nel 1890 divenne teatro di uno scontro memorabile: la Battaglia di Trollfjord.

Era l’epoca in cui i piroscafi a vapore avevano cominciato a solcare i mari del Nord.
Erano imbarcazioni potenti, dotate di grandi reti, capaci di catturare enormi quantità di pesce in una sola volta.
Per i pescatori locali, che si affidavano ancora a piccole barche tradizionali, quei giganti del mare rappresentavano
una minaccia mortale.

Un giorno di marzo, i battelli a vapore decisero di stendere le loro reti proprio all’ingresso del Trollfjord, bloccandolo.
Nessuno poteva più entrare.
Per i pescatori artigianali fu un affronto insopportabile.
Quel fiordo era una risorsa vitale, e vederlo chiuso significava condannare alla fame intere famiglie.

Così accadde l’inevitabile.
Decine di barche tentarono di forzare il passaggio, remando con forza contro le reti, urtando i piroscafi.
Le urla rimbombarono tra le pareti di roccia, amplificate dall’eco del fiordo.
Gli uomini brandirono remi come armi, lanciarono pietre, usarono coltelli e asce.
Fu uno scontro breve, violento, confuso.
Non ci furono morti, ma i feriti furono numerosi, e soprattutto restò nell’aria un senso di rivolta, di dignità calpestata.

La notizia della battaglia fece il giro della Norvegia.
I giornali la raccontarono come un simbolo: lo scontro tra il vecchio e il nuovo, tra la tradizione e il progresso, tra la vita
delle comunità costiere e l’avidità industriale.
L’opinione pubblica si schierò con i pescatori, e la politica fu costretta a intervenire con nuove regole sulla pesca.

Ma al di là della cronaca, la Battaglia di Trollfjord entrò nella leggenda.
Il pittore Gunnar Berg la immortalò in tele drammatiche: barche piccole che si gettano contro i colossi di ferro,
uomini in lotta disperata con il mare e con altri uomini.
Guardando quei quadri, ancora oggi si percepisce la tensione di quel momento.

silen trollfjord cruise trollfjord
silen trollfjord cruise trollfjord

Chi entra nel fiordo, se conosce la storia, non può fare a meno di immaginare quelle scene.
Le stesse acque calme che oggi riflettono le montagne furono, un tempo, scosse dal tumulto degli uomini.
Ogni onda, ogni corrente, sembra custodire ancora l’eco di quella battaglia, un ricordo inciso nella memoria
collettiva delle Lofoten.

Nel XIX secolo, quando i viaggi verso il Nord erano un’avventura estrema, il Trollfjord cominciò a comparire nei diari
degli esploratori e dei turisti aristocratici.
Venivano dall’Inghilterra, dalla Germania, perfino dalla Francia, attratti dal mito della natura selvaggia.

Molti descrivevano l’ingresso come un momento quasi spaventoso.
“Sembrava che la montagna volesse chiudersi su di noi”, scrisse un viaggiatore inglese nel 1885.
Un altro parlò di “una cattedrale scavata dal mare, dove il silenzio è più eloquente di mille parole”.

I pittori romantici trovavano nel Trollfjord un laboratorio perfetto di luce e ombre.
Persino i marinai norvegesi, abituati a fiordi e scogliere, parlavano del Trollfjord con un misto di timore e rispetto.
“Là dentro non sei tu a comandare la barca,” dicevano, “è il fiordo che decide come ti muovi.”

Oggi, paradossalmente, il Trollfjord è allo stesso tempo uno dei luoghi più famosi e più inaccessibili delle Lofoten.
Nessuna strada porta alle sue rive, nessun villaggio vi si affaccia.
L’unico modo per vederlo è arrivare via mare, proprio come fecero i pescatori secoli fa.

Le grandi navi della Hurtigruten entrano nel fiordo soprattutto in estate.
La manovra è spettacolare: la nave rallenta, si avvicina all’ingresso, i passeggeri si accalcano sui ponti.
Qualcuno trattiene il fiato, convinto che non ci sia spazio.
Poi, all’improvviso, il varco si apre e la nave scivola dentro.
È un applauso spontaneo quello che segue, un’esplosione di emozione collettiva.

Trollfjord - Norvegia - Lofoten
Trollfjord - Norvegia - Lofoten
Trollfjord - Norvegia - Lofoten

Per chi cerca un’esperienza più intima, i safari in gommone offrono un contatto ravvicinato con le pareti di roccia.
Si può quasi toccarle con la mano, osservare i dettagli dei licheni, sentire il vento che scende dai canaloni.
Spesso le guide attirano le aquile di mare lanciando piccoli pesci in acqua: ed è allora che si assiste a uno degli spettacoli
più memorabili, il rapace che piomba sull’acqua a pochi metri di distanza.

C’è poi chi sceglie il kayak.
Entrare nel Trollfjord a colpi di pagaia, nel silenzio assoluto, è un’esperienza che resta impressa nella memoria.
Ogni goccia d’acqua sembra amplificata, ogni suono si riflette tra le pareti.
È come essere soli in un tempio naturale.

Le stagioni offrono volti diversi: in estate, il sole di mezzanotte regala ore infinite di luce, e il fiordo appare come
un quadro acceso di colori caldi; in autunno, le montagne si tingono di rosso e oro, e le cascate diventano fragorose
per le piogge; in inverno, il fiordo si avvolge nel buio, ma il cielo notturno esplode di aurore boreali che si specchiano
nell’acqua; in primavera, i ghiacci si sciolgono e decine di cascate nuove spuntano dai pendii, come vene d’argento.

Ognuno di questi momenti è unico, e molti viaggiatori tornano più volte proprio per vedere il Trollfjord cambiare volto.

gabbiano a Svolvær
da Svolvær a Trollfjord
da Svolvær a Trollfjord

L’anima del Nord
Il Trollfjord è breve, appena due chilometri di lunghezza.
È stretto, chiuso tra pareti che sembrano mura.
È quasi invisibile: dall’esterno lo si scorge solo all’ultimo momento.
Eppure, quello spazio ridotto, contiene l’essenza intera del Nord.
Contiene la natura: montagne che precipitano a picco, cascate che cambiano volto con le stagioni,
aquile che sorvolano l’acqua con lente planate.

Contiene la storia: la vita dura dei pescatori, lo stoccafisso che ha nutrito mezzo continente, la battaglia che ha simboleggiato
lo scontro tra tradizione e modernità.

Contiene il mito: i troll che vegliano, le leggende che si intrecciano alla roccia, i racconti di marinai che hanno udito
voci nelle nebbie.

E contiene il presente: i turisti che si emozionano all’ingresso, le crociere che rallentano per entrare, i kayak che scivolano
in silenzio, i fotografi che inseguono la luce perfetta.
Chi entra nel Trollfjord porta via con sé un ricordo che non svanisce.
Non è soltanto un paesaggio: è un’esperienza che resta nell’anima.
Alcuni lo descrivono come una cattedrale naturale, altri come una porta verso un altro mondo.
In realtà, il Trollfjord è entrambe le cose: un luogo reale, con coordinate precise, ma anche un simbolo, un frammento
di mito che continua a vivere.
Forse è proprio questo il segreto della sua forza.
Non è grande come altri fiordi, non è lungo né profondo.
Ma possiede qualcosa che li supera tutti: la capacità di evocare emozioni primordiali.
La meraviglia, il timore, la gratitudine, il rispetto.
E allora, chi ci entra una volta, sa che tornerà a parlarne sempre con gli occhi lucidi.
Perché il Trollfjord non è solo un luogo che si visita.

È un luogo che si vive, che si respira, che si sogna, che ti resta dentro come una promessa.

Relazione di: Andreina Baj

Fotografie e riprese video di: Michele Giordano e Andreina Baj

Trollfjord - Lofoten - Norvegia


Note:
mini crociera di qualche ora nel Mare di Norvegia, per raggiungere ed entrare nello stretto fiordo di Trollfjord.

Non ci sono alternative all’accesso via mare, perché qui strade, sentieri e poderali non esistono.
Durante la navigazione, guardandosi attorno, ci si “immerge” nel vero ambiente norvegese, alle volte un pò selvaggio
e aspro, ma meravigliosamente naturale e puro e dove si osserva la natura in tutta la sua bellezza.

Trollfjord - Norvegia - Lofoten
Svolvær - Norvegia _ Lofoten